Nell’ultimo decennio, è cresciuta la consapevolezza dell’impatto che i consumi alimentari hanno su ambiente e salute. Già a partire dai dati Eurispes del 2019, è emersa una “tendenza salutistica” in grado di innalzare la qualità dei consumi. Se l’obesità nel mondo è quasi triplicata dal 1975 portando il numero di persone in sovrappeso a quasi 2 miliardi (Fondazione BCFN), l’Italia resta uno dei Paesi in cui la situazione al momento è migliore. L’alimentazione è un tratto identitario del nostro Paese, in cui l’incidenza della spesa alimentare sul totale dei consumi raggiunge uno dei valori più elevati nelle graduatorie internazionali. L’attenzione verso il cibo sta modificando la composizione del paniere di beni alimentari: nell’ultimo rapporto Coop 2025, prevalgono (almeno nelle intenzioni) le diete più salubri con un maggior contenuto di verdure (31%), frutta (28%) e pesce (23%), mentre appaiono in calo i consumi di salumi (33%), dolci (29%), carni rosse (29%) e alcolici (24%). Capofila di queste tendenze i giovani (18-25enni) che dichiarano di voler acquistare nel 2025 cibo plant-based o di origine vegetale nell’85% dei casi contro il 70% degli over-26 (26-70enni). Questo nuovo trend favorisce la ricerca di regimi alimentari alternativi: nell’ultimo quinquennio, la dieta vegana e quella vegetariana hanno visto consolidare la propria diffusione.
I dati
Secondo i dati Euripes 2024, è vegetariano il 7,2% del campione degli italiani, seguiti dal 2,3% di chi si dichiara vegano (complessivamente il 9,5%, erano il 6,6% nel 2023). Il 5% dichiara di essere stato vegetariano in passato. Tra i vantaggi di questa alimentazione emerge la sensazione di una migliore condizione fisica (86,4%), la facilità di mantenere il peso forma (73,3%), la maggiore creatività in cucina (66,5%). Tra le nuove abitudini alimentari anche le diete “senza” sono sempre più diffuse: i più consumati sono gli alimenti senza lattosio (30,9%), gli alimenti senza zucchero (25%), senza glutine (21%), senza lievito (18,3%) e senza uova (13,8%). Ad acquistarli sono soprattutto coloro che non sono intolleranti rispetto a coloro che hanno un’intolleranza certificata.
Le tendenze
Questa crescente attenzione alle scelte alimentari presenta tuttavia dinamiche contrastanti, come la tendenza a mangiare fuori pasto e a sostituire il pasto con panini e snack (fonti: Eurispes 2019; rapporto Coop 2025). I cambiamenti nello stile di vita, di lavoro e delle strutture familiari, portano infatti spesso a consumare il pasto fuori casa e velocemente, con la conseguente diffusione di cibo pronto, le cui vendite in Italia sono salite del 15%. Secondo i dati di Circana (Società di consulenza leader nella gestione e interpretazione della complessità del comportamento del consumatore), il «retail ready to eat» ha raggiunto – in valore assoluto – 2,5 miliardi di euro. Nonostante questo, il segmento dei piatti pronti detiene una quota del 3,5% sul totale del mercato foodservice. Un trend – al momento – più diffuso in Europa che in Italia ma in espansione.
Le soluzioni
Scegliere di condurre una dieta equilibrata non dipende solo dalla nostra volontà. Spesso siamo infatti condizionati da fattori esterni, come reddito, l’educazione, l’occupazione e il luogo di residenza. Fattori che negli anni recenti hanno in molti casi esercitato un impatto negativo sulle scelte alimentari e sulle loro conseguenze, come l’obesità. L’obesità apre la strada alle malattie non trasmissibili (diabete di tipo 2, ipertensione, cancro, malattie cardiovascolari, epatiche e renali) e genera un importante impatto negativo sull’economia globale. Noi di FoodInnLab, impegnati nella valorizzazione e tutela delle aziende Agroalimentari italiane, riteniamo che le possibili soluzioni a questi bisogni emergenti siano da rinvenire nella: promozione di una maggiore attenzione alla qualità degli alimenti consumati e alle conseguenze delle scelte alimentari sulla salute; implementazione di app e strumenti di ricerca che supportino il consumatore nelle scelte consapevoli di prodotti salutari ponendoli a confronto con altri presenti sugli scaffali della GDO; incentivazione di consumi adatti alle proprie esigenze e stile di vita; agevolazione sull’accesso a prodotti salutari.