Sin dagli albori l’Agenda 2030, che raccoglieva l’esperienza dei Millenium Development Goals, ha mostrato tutte le potenzialità per trasformarsi in una guida di portata biblica con ben 17 “comandamenti” come obiettivi globale di oltre 193 Paesi. Ed è stato subito chiaro come il Goal 5, sull’Uguaglianza di Genere, permeasse tutti gli altri: tanto da diventarne la cartina al tornasole. E se i Paesi del Nord Europa l’avevano già capito da tempo: modificando norme e programmi scolastici, per il Sud Europa il messaggio era un po’ meno chiaro, così offuscato da retaggi culturali ben radicati, ma presto Spagna, Portogallo e Francia hanno colto l’opportunità negli ultimi dieci anni di partire proprio dal Goal 5 per arginare derive demografiche e sociali, i cui costi ricadono sulla società tutta.
Così nessuno si è stupito quando numerosi studi da Goldman Sachs a Credit Suisse hanno sottolineato la relazione diretta tra una maggiore diversità di genere nelle posizioni apicali e il miglioramento dei rendimenti aziendali, e quindi degli andamenti delle azioni per le società quotate. Delineando così un quadro di utili aziendali crescenti e poi richiamando ricerche di Governo che da cinque anni ormai descrivono come le scelte lungimiranti di investimento legate alla Finanza sostenibile vengano proprio in primis da donne e giovani.
Tutto legato al Goal 5 quindi, e così abbiamo assistito al proliferare di convegni e incontri per analizzare questo strano fenomeno della “dimensione femminile” dal mondo del lavoro a quello del Fintech e sino al ruolo di investitrici attente a scelte di vita a sostegno della sostenibilità. Donne e nuove generazioni legate da un “cordone ombelicale” imprescindibile e naturalmente votato alla salvaguardia della società.
Il recente rapporto Global Gender Gap Report 2023 del World Economic Forum vede l’Italia rotolare al 79esimo posto perdendo 16 posizioni sui 146 Paesi analizzati, dal tasso di partecipazione al lavoro a quello in politica e , ciliegina sulla torta, limitato accesso alle risorse finanziarie.Così in attesa che qualcuno lassù si renda conto che ritardare ancora in un approccio sistemico alla questione femminile in Italia che operi in maniera lungimirante sull’accesso al lavoro e sull’emancipazione finanziaria danneggia la società nel suo complesso vediamo singole società medio grandi intraprendere misure di sostegno alla genitorialità, alla formazione ed alle carriere nei confronti di donne e ragazze ottenendo risultati evidenti in termini di produttività , come sottolineato negli anni da Mc Kinsey, e soddisfazione dei dipendenti e quindi in un miglioramento dell’ambiente lavorativo che favorisce la condivisione di valori comuni legati alla sostenibilità.
E non solo come KPI di certificazione ma come impegno per un futuro lavorativo migliore per tutti. Quando le difficoltà economiche e i danni ambientali ormai così evidenti alimentano flussi migratori crescenti son sempre le donne e i più fragili ad andarci di mezzo. Il report Asvis 2022 aveva già ben delineato questa situazione dove alle Donne che sono una leva di sviluppo economico importante viene tolta l’opportunità di dare il proprio contributo in un momento di crisi economica che pesa oltremodo sulle famiglie. E poi si torna a evidenziare che la presenza di donne in ruoli apicali può fare la differenza in termini di sostenibilità in tutti i settori perché fondamentali sulle due linee portanti del cambiamento sociale in atto : la transizione ecologica e quella digitale . Ma senza accesso a competenze e ruoli ed una valorizzazione del lavoro di cura invece della sua segregazione opportunistica il Paese perderà l’occasione di fare la differenza nel suo rilancio come risultato dell’impegno di uomini e donne.
In questi sette anni di battaglie con Global Thinking Foundation per la parità di genere e l’indipendenza economica delle Donne attraverso la diffusione delle competenze di educazione finanziaria e digitali in un’ottica di prevenzione della violenza di genere certamente la consapevolezza di un modo diverso di agire sulla sostenibilità con successo lo abbiamo testimoniato, ma ci vuole comunque una forte volontà politica per guardare a tutti quegli obiettivi globali come una piattaforma politica realizzabile, nonchè l’unica strada possibile da perseguire per una società veramente sostenibile e inclusiva.
Claudia Segre – Presidente e Fondatrice Global Thinking Foundation