Mercato tutelato, Marchello: «È possibile una ripartenza dei prezzi»

«Stentano a ridursi i prezzi dei beni alimentari, per cui il costo del carrello della spesa rimane ancora insoddisfacente». Ad affermarlo è Cristian Marchello, responsabile del Codacons di Lecce.

Presidente, il 2024 è iniziato con un arretramento di tutte le borse finanziarie mondiali che sembrano non credere più ad un abbassamento dei tassi da parte delle banche centrali. L’inflazione è ancora un pericolo?

«L’inflazione annua acquisita, secondo gli ultimi dati, è al 5,3% per cui rimane ancora elevata. È certo però che negli ultimi mesi il tasso sia sceso sensibilmente grazie soprattutto alla riduzione dei prezzi all’ingrosso dei beni energetici. Va comunque considerato che ad esempio il costo del petrolio è volatile e risente facilmente delle tensioni internazionali, come può essere la situazione in medio oriente. Perciò bisogna essere cauti perché non si può escludere una nuova impennata dei prezzi. Rimane poi il fatto che, a differenza degli energetici, stentano a ridursi i prezzi dei beni alimentari, per cui il costo del carrello della spesa rimane ancora insoddisfacente. L’andamento al ribasso dei mercati finanziari riflette evidentemente i timori sulla tenuta dell’economia. La discesa dell’inflazione certamente aiuta ma negli ultimi mesi dello scorso anno l’economia da noi era in una fase di sostanziale stagnazione. I tassi di interesse restano ancora elevati e di conseguenza l’accesso al credito è caro e questo limita gli investimenti e i consumi. Ci tiene a galla il settore del turismo che nel 2023, da quanto sembra, ha registrato numeri da record».

C’è chi rimprovera il fatto che quando il prezzo di luce e gas è salito le bollette sono aumentate. Oggi che scende, invece, restano alte. Qual è la verità?

«Il problema è che la discesa del prezzo all’ingrosso di luce e gas comporta un calo delle bollette che è assolutamente insoddisfacente. Il Codacons ha stimato che, seppur in discesa rispetto al 2022, la spesa per il gas di una famiglia tipo ha raggiunto una media di 1.307 euro nel 2023, più alta circa il 34% rispetto al 2020. In pratica, rispetto a tre anni fa un nucleo ha speso nel 2023 circa 332 euro in più solo per le forniture di gas, e causa della situazione dei prezzi che è tutt’altro sotto controllo».

E nel nuovo anno cosa accadrà?

«Si prospetta particolarmente difficile da questo punto di vista perché già da questo mese è previsto l’aumento dell’Iva dal 5% al 22%, il rientro in bolletta degli oneri di sistema e la chiusura del mercato tutelato. Il rischio che nei prossimi mesi le famiglie subiscano una vera e propria stangata è concreto».

È da temere per i consumatori la fine del mercato tutelato?

«Non esiste purtroppo alcuna garanzia che il mercato libero di luce e gas possa replicare quello della telefonia dove la completa liberalizzazione ha determinato un consistente calo dei prezzi. Il mercato degli energetici è ipertecnico, spesso le condizioni economiche sono difficilmente comprensibili e verificabili. Per cui il rischio che il consumatore rimanga vittima di scarsa informazione e di pratiche commerciali scorrette è elevato. A mio parere, questo tipo di mercato non è ancora maturo per la completa liberalizzazione, almeno fino a quando non ci saranno norme in grado di assicurare la totale trasparenza dei contratti e dei prezzi. Tra l’altro nel mercato libero di luce e gas operano da tempo una miriade di imprese e questo avrebbe già dovuto stimolare la concorrenza e determinare una riduzione dei prezzi che invece non si è verificata affatto. I costi del mercato libero infatti sono mediamente più alti rispetto a quelli del mercato tutelato».

Cosa dovrebbe preoccupare di più i consumatori in questo nuovo anno?

«Deve essere quella di non subire ulteriori aumenti delle cosiddette spese obbligate, cioè di quelle spese che ognuno è costretto ad affrontare perché necessarie per sopravvivere. Mi riferisco per esempio alle rate del mutuo o ai canoni di affitto, oppure alle spese per le bollette o per acquistare alimentari. Queste spese incidono già pesantemente sui bilanci famigliari, riducono il potere d’acquisto e il benessere delle famiglie. Penso che un ulteriore aumento sarebbe devastante. L’auspicio invece è che ci possa essere un’inversione di tendenza e che siano adottate politiche che aiutino a recuperare il potere d’acquisto non solo ai meno abbienti ma anche alla cosiddetta classe media che da anni affronta difficoltà economiche e che è sempre a rischio impoverimento».

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