«È stata definita una manovra che punta alla crescita, in realtà gli interventi economici previsti in questa direzione sono pochi. C’è un atteggiamento estremamente prudenziale». Ad affermarlo è Elisabetta Venezia, docente di Economia applicata all’Università degli Studi di Bari che passa così in rassegna i principali temi toccati dalla manovra.
Professoressa, serviva più coraggio?
«Si è messo mano un po’ a tutto, con più attenzione ai tagli di spesa che agli strumenti di crescita. Bisognerebbe ragionare di più in termini di modifiche ai prelievi fiscali. In ogni modo l’atteggiamento cauto potrebbe non è del tutto sbagliato. Il momento congiunturale non è dei migliori, la nota positiva riguarda la particolare attenzione alla famiglia».
A riguardo sono stati fatti interventi adeguati?
«Le misure di sostegno per chi ha figli non bastano mai, quelle messe in campo sono buone anche se in qualche caso contraddittorie».
Ad esempio?
«È previsto l’aumento l’Iva sui pannolini dal 5 al 10% dall’altro sono stati inseriti bonus nido, carta spesa, sgravio assunzioni madri, supporto al lavoro femminile. Insomma c’è un po’ di tutto».
Sono comunque tutte agevolazioni che aiutano.
«Certamente, la sofferenza, soprattutto delle fasce di reddito medio basse è indubbia. Quanto stabilito nella manovra darà respiro all’economia di molte famiglie che, a causa della contrazione del potere d’acquisto erano in forte difficoltà. Il tema economico-finanziario non è solo nazionale, per questa ragione è difficile sbilanciarsi in giudizi».
Qual è il problema più grande che condiziona le iniziative del nostro Paese?
«Abbiamo un problema legato al crollo delle entrate fiscali, questo avviene da tempo ed ha generato un effetto negativo sull’andamento del debito pubblico. La contrazione di un decimo di punto delle due componenti dei tassi fissi e variabili è stata molto apprezzata ed è stata considerata positiva soprattutto dopo un anno e mezzo di rialzi. Adesso è necessario che, rispetto a questi elementi, la Banca centrale europea intervenga per illustrare quella che sarà la manovra futura in termini di andamento del mercato monetario e liberare delle risorse che possano aiutare l’economia».
Quali sono le previsioni?
«In termini generali dobbiamo aspettarci un aumento dei tassi, quindi un aumento di peso sui nostri bilanci. Ci sono però anche aspettative positive che riguardano l’Euribor o altri elementi di economia finanziaria. È chiaro che un intervento della Bce è determinante per poter contenere l’inflazione da un lato e alimentare il mercato finanziario dall’altro. Questo aiuterebbe le famiglie con un accesso più facile al credito e tassi maggiormente abbordabili. Poi c’è anche il tema delle imprese».
Cioè?
«L’attuale manovra di fatto non ha supportato adeguatamente quelle piccole e medie, che continuano ad arrancare».
Ritiene che il 2024 sarà un anno di sacrifici?
«Assolutamente si, certo molto dipenderà da quello che il governo vorrà fare. Se non si agisce le cose possono solo peggiorare. Gli interventi devono essere strutturali, al momento quanto previsto in manovra riguarda il breve periodo. Bisogna intervenire sui tagli alla spesa, questo potrà pesare sicuramente più sul Mezzogiorno, che in termini di contribuzione del Pil è fortemente dipendente dalla spesa pubblica. Purtroppo parliamo di manovre che non possono vedere la luce in un anno, abbiamo bisogno di più tempo, il parametro di riferimento, per una ripresa, al momento è almeno al 2026».