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Manifatturiero, Cialdella: «Il settore è fondamentale. Dobbiamo attrarre sempre più giovani» – L’INTERVISTA

Lo stato di salute delle imprese manifatturiere è stato al centro di un partecipato incontro che si è svolto giovedì scorso in Camera di Commercio a Bari. Tra gli ospiti anche Alfonso Cialdella, presidente di Confimi industria Bari che ha tracciato un quadro sullo stato di salute del settore e le prospettive future di crescita.…

Lo stato di salute delle imprese manifatturiere è stato al centro di un partecipato incontro che si è svolto giovedì scorso in Camera di Commercio a Bari. Tra gli ospiti anche Alfonso Cialdella, presidente di Confimi industria Bari che ha tracciato un quadro sullo stato di salute del settore e le prospettive future di crescita.

Presidente, qual è la situazione attuale?

«Se guardiamo i numeri, si parla di un’alta pressione fiscale, di inflazione che sale, e del calo del Pil nazionale che è subordinato alla manifattura tedesca. Anche il calo demografico di questi decenni lascia le nostre imprese in sofferenza. Ma il nostro ottimismo ci fa andare oltre. È il motivo per cui il nostro incontro in Camera di Commercio a Bari giovedì scorso, è stato incentrato proprio su questo: sulla formazione e il training inerente la manifattura. Parliamo di un settore che fa oltre il 50% degli occupati in tutta Italia. Il 100% dei prodotti realizzati dalle imprese manifatturiere sono beni strumentali utili a fondi di finanziamento e a far accrescere il patrimonio delle nostre imprese. Senza il capitale umano o una adeguata formazione, chiaramente questo non si potrebbe raggiungere. Ecco il motivo per cui in Camera di commercio abbiamo voluto invitare parecchi studenti, oltre agli stakeholders, e abbiamo avuto un seguito che è andato oltre le nostre più rosee aspettative».

Come è cambiato il rapporto con le nuove generazioni?

«Un aspetto da tenere in considerazione è che negli anni ‘90 erano i giovani che cercavano le imprese, oggi questo non accade più. Siamo noi imprese che dobbiamo andare a cercare i giovani e far capire loro cosa è l’impresa, farli entrare nelle nostre fabbriche. Va cambiata una percezione che non corrisponde alla realtà: il nostro settore è percepito come precario, con cattive condizioni di lavoro in merito alla sicurezza, faticoso. Non è così, oggi le nostre imprese fanno dell’etica, della sostenibilità e del welfare aziendale un parallelo con la dimensione puramente economica. L’azienda deve fare profitto ma anche incentivare la dimensione sociale e di benessere del territorio su cui opera».

Come si raggiunge questo risultato?

«Il privato ha il dovere di collaborare con il pubblico e viceversa. Dobbiamo raggiungere e stringere accordi con gli Its, promuovere il saper fare delle imprese all’interno delle scuole e permettere ai ragazzi di capire come sono organizzate e strutturate le imprese. Guardiamo con attenzione al tema del saper raccontare meglio cosa facciamo e come. Spesso i ragazzi pensano che le migliori opportunità e le realtà più strutturate siano solo al Nord e di conseguenza vanno via. Ma non è così. È più una sudditanza psicologica che altro. Qui da noi c’è tanta qualità e noi di Confimi siamo molto attenti al tema. Solo così potremo porre rimedio al mismatching tra domanda e offerta di lavoro, che la scuola deve auitarci a combattere, strutturando nuovi programmi di studio».

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