Quando si sogna e poi si progetta di venire in Europa, si crede che l’Odissea più grande sia raggiungere la destinazione, ma la realtà è che si è ignari di quello che sarà il tentativo di regolarizzazione in termini di permesso di soggiorno. La procedura amministrativa volta ad ottenere un permesso di soggiorno (pds) nella maggior parte dei casi si esaurisce anche in 4/5 anni.
Il permesso di soggiorno ti permette di lavorare, e quindi sostenere te stesso in un paese a te sconosciuto, e la tua famiglia: ragione che ti ha spinto a correre un tale rischio. Il dato drammatico è rappresentato dal fatto che affinché tu abbia un permesso di soggiorno che ti permetta di lavorare – e parlo di un permesso di soggiorno temporaneo – può trascorrere anche più di un anno dall’arrivo. Mi spiego meglio: la maggior parte dei cittadini extracomunitari che giungono nel nostro paese, alla frontiera presentano istanza di protezione internazionale. E a questo punto parliamo di una mera manifestazione di volontà. Per arrivare all’ottenimento del permesso di soggiorno bisogna attendere prima l’audizione personale dinanzi alla commissione territoriale per il riconoscimento della Protezione internazionale, poi l’emissione del decreto da parte della medesima commissione. Si precisa che una grande percentuale ottiene un diniego; pertanto, tale provvedimento potrà essere impugnato in sede giurisdizionale. Così si i tempi si allungano ulteriormente, in attesa di un provvedimento di un Giudice che stabilirà la possibilità di ottenere o meno un permesso di soggiorno. Chi giunge nel nostro territorio e lascia la propria casa è spinto da esigenze delicatissime, quali il fornire anche la minima sussistenza alle famiglie nel proprio paese: l’impossibilità di lavorare regolarmente e quindi guadagnare nella terra d’origine li blocca in un limbo di insicurezza e impotenza.
L’impossibilità di ottenere un pds costringe spesso le persone ad accettare condizioni di lavoro non in linea con il rispetto della dignità umana e che non differiscono di molto da ciò che accade nei paesi di transito. Durante il viaggio, il migrante presta attività lavorativa senza retribuzione che, dopo mesi di lavoro incessante, viene spesso mutata nel prezzo del viaggio per l’Europa. Nei campi italiani il lavoro è il ricatto cui sottostare per dimostrare nelle aule di giustizia il possesso di un regolare contratto, che apre la strada a una forma di protezione ormai resa insussistente dalla legge Cutro.
La verità è che la condizione di irregolarità dei migranti fa comodo alle forze politiche: gente silenziosa, privata di ogni diritto, in ragione della propria irregolarità non ricorre al welfare e nulla può chiedere a difesa dei propri diritti.
Per concludere è bene precisare che in Italia le fattispecie criminose in materia di immigrazione clandestina sono particolarmente gravose. Si pensi alla figura del protagonista dell’ultimo film di Garrone, costretto a guidare l’imbarcazione da persone che sulla barca non saliranno mai, impaurito ma leale nei confronti di tutti i suoi compagni di viaggio, nella realtà, appena giunto in Italia sarebbe identificato da tutti loro come “il capitano” e rischierebbe sia una misura cautelare, sia di subire un processo penale e una pena fino a 16 anni di carcere. Sarebbe stato utile far conoscere agli spettatori cosa può accadere alla fine del viaggio, che è solo l’inizio dell’Odissea.