Tra i principi generali del diritto tributario nazionale previsti dalla delega fiscale in esame al Senato vi è la piena utilizzazione dei dati che affluiscono al sistema informativo dell’anagrafe tributaria, il potenziamento dell’analisi del rischio, il ricorso alle tecnologie digitali e alle soluzioni di intelligenza artificiale, nel rispetto della disciplina dell’Unione europea sulla tutela dei dati personali. Più nel dettaglio, nell’ambito delle richieste di chiarimenti da parte delle persone fisiche e dei soggetti di minori dimensioni, le procedure di interpello disciplinate dallo statuto del contribuente dovranno essere orientate verso risposte basate sull’utilizzo delle tecnologie digitali e di intelligenza artificiale. Nell’ambito del procedimento accertativo, che prevede la revisione dell’attività di controllo, il provvedimento – con estrema chiarezza – delega il Governo a potenziare l’utilizzo di tecnologie digitali con l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale, al fine di ottenere la disponibilità delle informazioni rilevanti e di garantirne il tempestivo utilizzo. Ciò al fine di operare azioni mirate e idonee a circoscrivere l’attività di controllo nei confronti dei soggetti a più alto rischio di evasione fiscale, riducendo gli oneri amministrativi e massimizzando i livelli di adempimento spontaneo dei contribuenti.
Si prende quindi atto che i sistemi di intelligenza artificiale nella fiscalità potranno innanzitutto coadiuvare – se non addirittura sostituire – i funzionari dell’Agenzia delle entrate anche nell’elaborazione delle risposte alle numerose istanze di interpello. Ma soprattutto l’introduzione dell’intelligenza artificiale all’interno dei complessi sistemi di selezione e valutazione dei soggetti da sottoporre a verifiche fiscali rappresenterà una soluzione di efficientamento della macchina dei controlli del Fisco, rispondendo da un lato all’esigenza di allocare al meglio le risorse delle Amministrazioni fiscali, al fine di raggiungere un livello di compliance fiscale ottimale, e dall’altro ad evitare l’attivazione di controlli nei confronti di soggetti che hanno adottato comportamenti conformi alle norme tributarie.
Si va quindi verso un’analisi del rischio di evasione fiscale incentrata non tanto sulla quantità di dati già noti al Fisco bensì sulla loro eventuale incompletezza e visione “parziale” che ne deriva, al fine di ottenere una maggiore conoscenza del comportamento fiscale dei contribuenti avvalendosi di strumenti di analisi avanzata dei dati. Comportamento fiscale che un paese come la Francia, ad esempio, ha pensato di analizzare avviando, di recente, anche il monitoraggio sperimentale dei social network. Con un decreto pubblicato nel 2021, infatti, è stata autorizzata l’amministrazione francese a utilizzare i social per verificare la congruenza fra le dichiarazioni di redditi presentate dai contribuenti persone fisiche e il loro tenore di vita “condiviso” nella rete. La raccolta di informazioni e la loro analisi avviene tramite un “algoritmo di apprendimento automatico” per la gestione e analisi dei dati nel rispetto della privacy.
Il più recente tax gap stimato dal Mef è di circa 90 miliardi di euro, un importo straordinariamente elevato che, tuttavia, sta registrando delle flessioni anche grazie alla digitalizzazione, con strumenti quali la fatturazione elettronica e l’invio telematico dei corrispettivi. In tal senso, il Viceministro Leo di recente ha dichiarato che “la lotta all’evasione la dobbiamo fare e la faremo usando la fatturazione elettronica e l’intelligenza artificiale, attraverso le quali siamo in grado di dire al contribuente ‘questo è il tuo reddito’, senza fare sconti a nessuno”.
L’Agenzia delle entrate nella “Informativa sulla logica sottostante i modelli di analisi del rischio basati sui dati dell’archivio dei rapporti finanziari”, pubblicata il 19 maggio scorso, ha specificato che una volta individuate le posizioni fiscalmente rischiose, le stesse saranno trasmesse alle articolazioni organizzative che effettueranno ulteriori approfondimenti e valutazioni al fine di confermare i soggetti nei cui confronti avviare i controlli.
In questo contesto, quindi, l’intelligenza artificiale è da accogliere sicuramente con favore ma solo se verrà utilizzata al servizio dell’intervento umano evitando, pertanto, l’uso di processi decisionali completamente automatizzati che rischierebbero addirittura di andare contro i diritti degli stessi contribuenti.
Vincenzo Castellano
Dottore Commercialista
Manovra, la linea di Meloni: solo emendamenti concordati. Mandato al Mef per verificare le coperture
Di Redazione25 Novembre 2024