L’antidoto alla crisi dell’agricoltura? Sono le organizzazioni dei produttori

Il settore primario è il settore economico, riguardante le attività che concernono i bisogni essenziali per la sopravvivenza dell’individuo, che raggruppa tutte le attività legate allo sfruttamento delle risorse naturali o materie prime basilari per la vita degli esseri umani: agricoltura, pesca, allevamento e silvicultura. Tradizionalmente, le numerose politiche nazionali ed europee che si sono susseguite nel tempo sono state improntate al sostegno di questo strategico settore: tanto in considerazione del fatto che l’attività produttiva agricola in senso lato presenta in re ipsa numerose fragilità e criticità penalizzanti.

I problemi

Solo per citarne alcune di queste problematiche, l’imprenditore agricolo deve fare ogni giorno i conti la veloce deperibilità dell’opus che produce; con l’altissimo rischio di insuccesso della produzione a causa di fattori del tutto imprevedibili e indipendenti dalla sua migliore organizzazione produttiva come gli eventi climatici o fitopatologici; il frazionamento e l’atomizzazione della proprietà dominicale in capo alle imprese agricole, di rado organizzate in veste societaria; per non parlare degli aumenti dei costi di produzione (primo fra tutti l’aumento delle accise sul gasolio) e la diminuzione dei prezzi pagati dalle aziende, sempre meno remunerativi (con marginalità sempre più ridotte all’osso).

Le aziende

Le esposte criticità in questo momento trovano, purtroppo, corrispondenza nei dati espressi nel VII Censimento generale dell’agricoltura a cura dell’Istat, laddove si legge che negli ultimi anni, 4.000 aziende agricole hanno cessato la loro attività che la Superficie agricola utilizzabile (Sau) nazionale si è ridotta del 2,5%, e che l’età media degli agricoltori italiani è progressivamente cresciuta. Solo la Regione Puglia si pone in controtendenza, potendo vantare il maggior numero di aziende agricole con ben 191.430 unità. Per altri versi il 2023 si è concluso con stime produttive non soddisfacenti per numerosi comparti agricoli.

La crisi produttiva

Secondo fonti privilegiate (Stefano Vaccari, direttore generale del Crea) sotto il profilo economico la crisi produttiva italiana – che ha visto un decremento del 10% negli ultimi 20 anni – è stata sinora attutita dallo straordinario incremento avuto dalle attività connesse in agricoltura, che hanno registrato oltre 12,5 miliardi di euro nel solo 2022 contro i 6,9 miliardi del 2005, la cui incidenza nel valore della agricoltura italiana è pari a circa il 20%. Dunque, quasi un quinto del valore della intera produzione agricola italiana, oggi viene dai servizi dalle imprese agricole, frutto della legge di orientamento del 2001 e non già dalle coltivazioni e dagli allevamenti. Si concorda con chi, più autorevolmente, conclude che la crisi produttiva dell’agricoltura italiana è particolarmente preoccupante perché si sta riducendo il potere contrattuale delle imprese agricole in favore di altri comparti: quello industriale e primo fra tutti quello la grande distribuzione.

Le organizzazioni

Tuttavia tale stato di cose non è irreversibile. Numerosi sono gli strumenti normativi al servizio dell’imprenditore agricolo idonei a fronteggiare queste diseconomie di sistema, fra tutti vanno menzionate per prime le organizzazioni di produttori che aiutano gli agricoltori a ridurre i costi di operazione e a collaborare alla trasformazione e alla commercializzazione dei loro prodotti. Le organizzazioni dei produttori rafforzano il potere contrattuale collettivo degli agricoltori oltre a svolgere un imprescindibile ruolo di governo del mercato e sono rappresentative dei territori sui quali i produttori aderenti esercitano le loro attività. Tra gli obiettivi affidati alle organizzazioni, ai sensi del regolamento 1308/2013 art. 152 e successivi, rientrano: lo svolgimento di ricerche e lo sviluppo di iniziative su metodi di produzione sostenibili, pratiche innovative, competitività economica e sull’andamento del mercato; la promozione e l’assistenza tecnica per il ricorso a pratiche colturali e tecniche di produzione rispettose dell’ambiente e a pratiche e tecniche corrette per quanto riguarda il benessere animale; la promozione e l’assistenza tecnica per il ricorso agli standard di produzione, per il miglioramento della qualità dei prodotti e lo sviluppo di prodotti con denominazione d’origine protetta, indicazione geografica protetta o coperti da un’etichetta di qualità nazionale. A questi obiettivi, si aggiunge, per mezzo della nuova Pac, la gestione e valorizzazione dei sottoprodotti, dei flussi di residui e dei rifiuti, in particolare per tutelare la qualità delle acque, dei suoli e del paesaggio, preservare o favorire la biodiversità nonché stimolare la circolarità. Pertanto, alle organizzazioni dei produttori è affidato il compito di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale, con riguardo alla tutela della qualità delle acque, del suolo e del paesaggio, attraverso la messa in atto di sistemi di economia circolare la cui efficacia passa, in primo luogo, per la conoscenza delle specifiche caratteristiche territoriali e delle specifiche attività agricole svolte. Ancora, la promozione di pratiche colturali sostenibili e che valorizzano le tipicità locali, è affidata proprio alle strutture aggregative che possono guidare i produttori verso la ricerca della possibile attuazione di strumenti giuridici che, attraverso il riconoscimento della qualità legata all’origine dei prodotti agricoli e agroalimentari, aumentino la redditività delle imprese agricole.

Le prospettive

Questo strumento, la cui governance è oggi spesso delegata a portatori di interesse diversi dagli stessi produttori, potrebbe rappresentare la cura a gran parte dei problemi innanzi descritti, aggregando chi è piccolo e rendendolo competitivo e sostenibile, così cogliendo il senso dell’insegnamento di chi (M. Murgia), lucidamente, ha affermato che: “Nel mare non esistono pesci piccoli, solo pesci disorganizzati e soli. Da soli si muore di più e prima. Da soli non si vincono le battaglie”.

Luigi Fino è Filiera 21-Associazione per l’agroalimentare

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