L’allarme dei costruttori, De Bartolomeo: «Crediti fiscali da considerare al pari del denaro contante»

La stretta dell’esecutivo sul Superbonus e le recenti indiscrezioni sulla mancata copertura della norma preoccupano Fabio De Bartolomeo, presidente Ance Taranto.

Presidente, qual è il sentiment della categoria?

«Sicuramente non positivo».

Quali sono le motivazioni?

«La criticità maggiore riguarda il fatto che l’attività è stata portata avanti negli anni precedenti con una serie di regole che in corso sono state più volte cambiate. Questo ha generato una situazione di incertezza sia per le aziende che per i committenti che spesso, a cantiere aperto, hanno dovuto correggere il tiro. Non è stato un modo corretto di operare soprattutto in relazione ai meccanismi già messi in moto».

A questo punto cosa si aspetta dal Governo?

«Speriamo che le situazioni vengano affrontate in modo analitico e soprattutto con i giusti margini temporali, senza corse. È importante che i crediti nei cassetti fiscali vengano gestiti per le negoziazioni e considerati denaro contante. È ovvio che tutto il resto è in divenire, a partire da regole certe e tempistiche accettabili. Questo sarebbe già un ottimo inizio. Attualmente la sensazione è che il Governo non stia ragionando nell’ottica dell’operazione complessiva. Non si può fare una valutazione basandosi solo sul debito stabilito dal bonus. Tutti i bilanci hanno una voce entrate ed una uscite. Nel nostro caso riteniamo che la prima, nonostante il valore considerevole, sia stata sottovalutata».

Cioè?

«Si tratta di capitoli di bilancio che riguardano: il pagamento di più tasse, maggiore occupazione, maggiore fatturato delle aziende, minore richiesta di cassa integrazione e quindi minori uscite che riguardano i sussidi. Questi sono tutti effetti positivi del Superbonus, senza considerare la crescita del Pil generata dalla crescita di tutta la filiera. La difficoltà da tempo denunciata nel reperire manodopera non è una casualità. Esiste sicuramente un debito, però bisogna considerare che lo stesso debito ha generato in altre aree un credito che mette lo Stato nelle condizioni di poter andare avanti. È un discorso di competenze per cassa e per anni. L’Esecutivo ha la forza e la capacità di poter mettere in campo una serie di strumenti per riequilibrare tutto».

Il Pnrr può rappresentare una opportunità determinante di rilancio per il settore?

«Certamente, ma anche qui c’è un’ importante criticità da affrontare che riguarda la finestra temporale per le realizzazioni. Il poco tempo a disposizione non concede la possibilità alle piccole e medie aziende di adeguarsi con le regolamentazioni e lasciano spazio solo “ai grandi”, esponendo il mercato ad attività speculative».

Può spiegare meglio?

«Ci siamo resi conto che quando il periodo di tempo è breve si generano dei carichi di lavoro gestibili solo da grandi aziende o multinazionali. Questo meccanismo ad esempio nel caso dei bonus ha inquinato le condizioni positive che si stavano mettendo in campo. Per questo motivo queste iniziative devono diventare strutturali, anche sacrificando le percentuali. Le ricadute possono essere davvero interessanti».

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