La delega della riforma fiscale (Atto C 3343) impegna il governo ad adottare i decreti legislativi, entro diciotto mesi dall’entrata in vigore della legge, nel rispetto dei principi costituzionali, in particolare dei principi di uguaglianza e ragionevolezza, di capacità contributiva, e del diritto dell’Ue. Il progetto è di grande respiro (molto più organico della precedente delega n. 23/2014) poiché interviene, tra gli altri, sugli elementi dell’imposta, segnatamente sulla sua struttura.
I principi ed i criteri direttivi generali, infatti, dovranno tendere ad assicurare lo stimolo della crescita economica, mediante la maggiore efficienza della struttura delle imposte, e la riduzione del carico fiscale sui redditi derivanti dall’impiego dei fattori della produzione, lavoro e capitale. I principi e criteri che dovranno, altresì, essere rispettati, riguarderanno la razionalizzazione e la semplificazione del sistema tributario. Alcuni sono ripetitivi e ridondanti (ad esempio, il rigoroso rispetto, da parte del fisco, del divieto di richiedere al contribuente documenti già in possesso della p.a., è attualmente previsto dallo Statuto del contribuente); altri puntano a rafforzare i poteri di indagine e la lotta all’evasione. Meritano di essere segnalati gli indirizzi all’utilizzo pieno dei dati estraibili dalle fatture elettroniche, sia pur nella salvaguardia dei dati personali, ed ottenibili dallo scambio delle informazioni (interoperabilità), all’eliminazione dei microtributi (obiettivo di ogni governo), alla salvaguardia della progressività del sistema tributario e del rispetto del principio di equità orizzontale (imposte uguali per casi uguali), alla riduzione sia dell’evasione che dell’elusione fiscale (l’abuso del diritto). Particolare menzione va riservata alle tecnologie digitali ed all’intelligenza artificiale. Verrà introdotto l’utilizzo degli algoritmi per accertare qual è la vera ricchezza dei contribuenti. È un tema delicatissimo e di importanza enorme, sia per il rischio temuto di invasione della sfera privata dei cittadini sia per il rischio di pervenire ad un automatismo della tassazione e della giustizia (predittiva) in barba al giudizio valutativo dell’uomo. Sarà, quindi, essenziale prevedere sul nascere i dati che andranno a comporre i sistemi di intelligenza artificiale e prevenire gli effetti distorsivi rispetto ad un accertamento di ricchezza meramente virtuale.
Nell’ambito di una valutazione generale circa la progettualità di fondo della delega va anche segnalata l’adozione dei criteri diretti ad assicurare chiarezza e semplicità delle discipline di settore e la semplificazione del linguaggio della legge in modo che ogni norma sia chiara nel suo significato, in base a quanto già previsto dallo statuto del contribuente.
Attesa la scarsa forza cogente dello statuto e la sua quotidiana deroga da parte del legislatore, possiamo ritenere di essere al cospetto di formule astratte che non è scontato aiuteranno i contribuenti a confrontarsi con un fisco equo.
Gabriele Damascelli è avvocato