Innocenti in carcere, è boom: casi triplicati tra Bari e Foggia. Il dossier sugli errori giudiziari

Arrestati, finiti nel tritacarne mediatico-giudiziario, poi scagionati e infine risarciti dallo Stato: è un’esperienza traumatica quella che in Italia ha riguardato 619 persone nel solo 2023 e ben 31.175 dal 1991 al 31 dicembre dello scorso anno. Il dato emerge dall’ultimo dossier stilato da errorigiudiziari.com, l’associazione che da oltre 25 anni fa luce sul dramma degli innocenti in cella e che ora lancia l’allarme anche su Bari e dintorni, dove i casi di ingiusta detenzione risultano quasi triplicati nell’arco di 365 giorni.

Per comprendere la portata del fenomeno bisogna analizzare i numeri. Dal 1992 al 2023, in Italia, oltre 974 persone l’anno sono finite in carcere pur essendo completamente innocenti. Per indennizzarle, lo Stato ha versato riparazioni per circa 875 milioni complessivi, pari a una media di 27 milioni e 328mila euro l’anno. Nel 2023 i casi di ingiusta detenzione sono stati 619, cioè 80 in più rispetto al 2022, per una spesa di 27milioni e 844mila euro, pari a circa mezzo milione in più.

E in Puglia e Basilicata che cosa succede? Il dato più preoccupante riguarda il distretto di Corte d’appello di Bari, dove le ingiuste detenzioni accertate passano dalle otto del 2022 alle 20 del 2023 con una spesa in indennizzi che ha superato i 548mila euro: un valore, quest’ultimo, più che decuplicato, visto che nel 2022 si aggirava intorno a “soli” 51mila euro. Situazione pressoché immutata a Lecce, dove i casi di innocenti in cella calano da 33 a 31 mantenendosi, dunque, nella media storica salentina che oscilla tra i 25 e i 40. Qui, però, l’esborso è ben più consistente rispetto a quello fatta segnare da Bari: si parla di poco meno di un milione e 180mila euro. La spesa relativa a Lecce, è comunque, in linea con quella fatta segnare nel 2022, quando per indennizzare gli innocenti arrestati ingiustamente sono stati spesi un milione e 42mila euro. Quanto a Taranto, i sei casi di ingiusta detenzione registrati nel 2022 risultano confermati nel 2023, per una spesa di poco superiore a 185mila euro. Anche in questo caso la cifra sborsata dallo Stato per indennizzare le vittime di malagiustizia è in aumento di circa 15mila euro. Passando alla Basilicata, a Potenza si contano tre casi: un numero in linea col dato storico, per una spesa che si aggira sui 60mila euro e risulta in leggerissima flessione rispetto a quella del 2022.

Le statistiche messe insieme dall’associazione errorigiudiziari.com rivelano innanzitutto un aspetto: il numero delle ingiuste detenzioni e delle riparazioni torna ad aumentare, seppure leggermente, ma è difficile immaginare che si tratti esclusivamente di un processo virtuoso del sistema. Assai più probabile, invece, è che la pandemia continui a far sentire i suoi effetti sull’attività giudiziaria a tutti i livelli, dunque anche sul lavoro delle Corti d’appello incaricate di smaltire le istanze di riparazione per ingiusta detenzione. Ma un discreto peso su questo calo dei casi lo ha soprattutto quella tendenza restrittiva secondo la quale lo Stato respinge la stragrande maggioranza delle domande presentate o comunque tende a liquidare importi sempre molto vicini ai minimi di legge.

La seconda osservazione riguarda il distretto di Corte d’appello di Bari che comprende, oltre il Tribunale del capoluogo, anche quelli di Trani, Lucera e Foggia. Il crescente numero di maxi-operazioni, con l’arresto di decine o centinaia di persone per volta, rischia di tradursi, nel giro di cinque o sei anni, nell’ennesima impennata di casi di ingiusta detenzione e di spese per gli indennizzi.

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