Ingente risarcimento del danno per scambio di bambine nella culla

Il terrore di ogni genitore e di ogni figlio si è realizzato nella provincia di BT con lo scambio di due bambine avvenuto in culla.

Ci si accorge di questo scambio però solo dopo ben ventitrè anni e casualmente, come in film, guardando delle fotografie.

La recente pronuncia del Tribunale di Trani, 12 agosto 2022, G.I. dott.ssa Roberta Picardi, rende giustizia con un risarcimento danni cospicuo ma mai sufficiente a sanare le ferite profonde delle parti in causa.

E la vicenda di lacerazioni profonde ne ha causate molte!

Invero, una delle bambine, che proponeva autonomo giudizio presso il Tribunale di Foggia, si è trovata a vivere in una famiglia amorevole e agiata mentre l’altra, che avrebbe dovuto avere il diritto di vivere nella famiglia facoltosa, ha avuto una vita difficile.

La figlia all’anagrafe degli attori aveva sempre manifestato degli strani comportamenti rifiutandosi di studiare e scappando di casa.

Mentre la figlia biologica aveva subito ogni sorta di maltrattamento da parte della madre tanto è vero che era stata affidata alle cure dei nonni prima e, successivamente, adottata da una famiglia di Foggia.

I genitori biologici avevano cercato da subito di recuperare il loro rapporto con la figlia la quale però si era rifiutata di stringere legami con loro.

Il nosocomio di Canosa di Puglia che ha scambiato le neonate alla nascita ha quindi creato un gravissimo danno a tutti gli attori del processo le cui esistenze sono state sconvolte.

Pertanto, è stata convenuta in giudizio la Regione Puglia per accertare lo scambio di nascita ed essere condannata al risarcimento di tutti i danni patiti.

Tutto nasce da una fotografia in quanto la mamma della figlia più abbiente vede casualmente in foto una ragazza identica a lei da giovane ma si trattava della figlia di un’altra donna.

Nella stessa foto intravede una ragazza accanto, sua sorella, identica alla sua figlia putativa.

Sgomento ed inizio di un dramma per tante persone e corsa al test del DNA che conferma il sospetto.

Si inizia così una causa contro la Regione Puglia in cui in qualità di attori si schierano famiglia putativa (madre, padre, fratello) e figlia biologica.

La figlia putativa aveva seguito un precedente e diverso percorso giudiziario culminato parimenti con un risarcimento danni.

Veniva richiesto un risarcimento di due milioni di euro per ogni componente della famiglia putativa e di tre milioni di euro per la figlia biologica adottata da terzi.

La sentenza, previo esame del DNA che accerta le circostanze, bacchetta in maniera pesante e giusta la Regione Puglia, in persona del Presidente pro tempore, per lo scambio avvenuto, con un risarcimento del danno per la lesione parentale.

Trattasi del cosiddetto danno endofamiliare, fattispecie giuridica che in questo caso viene utilizzata proprio per risarcire tutti gli attori.

Vengono risarciti con duecentoquindicimila euro cadauno i genitori biologici, ottantamila euro il fratello biologico e cinquecentodiciannovemila euro la figlia biologica, risarcita in maggiore misura per la cattiva sorte subita per effetto del colposo scambio.

La Regione Puglia è stata condannata anche alla refusione delle spese processuali nella misura di trentaseimila euro oltre accessori.

Il risarcimento del danno è stato quantificato “con applicazione del sistema elaborato dal Tribunale di Milano e con esclusione della voce sub B non potendosi apprezzare la qualità ed intensità della relazione affettiva e del rapporto parentale perduto siccome mai nato”.

Sembra una storia d’altri tempi ma purtroppo è accaduta nei nostri tempi.

Cinzia Petitti è avvocata e direttrice della rivista www.Diritto§Famiglia.it

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