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Incentivi fiscali per i neo residenti: una politica che va favorita

Ci sono state, di recente, diverse polemiche di carattere politico circa gli incentivi fiscali relativi ai neo residenti in Italia. La peculiarità di tali discussioni è che esse trascurano una analisi comparata di simili regimi in altri Paesi del continente europeo ovvero, addirittura, della stessa Unione Europea. Peraltro, queste speciali regole hanno ben distinte finalità.…
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Ci sono state, di recente, diverse polemiche di carattere politico circa gli incentivi fiscali relativi ai neo residenti in Italia.

La peculiarità di tali discussioni è che esse trascurano una analisi comparata di simili regimi in altri Paesi del continente europeo ovvero, addirittura, della stessa Unione Europea.

Peraltro, queste speciali regole hanno ben distinte finalità.

Una prima tipologia di incentivi ha lo scopo di attrarre in Italia persone molto facoltose, concedendo loro una tassazione forfettaria per i redditi esteri (ma non per quelli italiani) e una importante agevolazione dall’imposta di successione e donazione per i beni esteri. Ciò al fine, in ultima analisi, di agevolare l’acquisto di beni di lusso in Italia.

Da quanto reso noto, peraltro, i numeri in termini assoluti sarebbero di un paio di migliaia di contribuenti: dunque ben poco da un punto di vista statistico. Inoltre, si tratta di tipologie di persone che hanno tutti i mezzi, finanziari e di conoscenza dei sistemi fiscali tramite i loro consulenti, per trovare alternative in Spagna, Montecarlo o Portogallo.

Un’altra e ben più importante categoria di incentivi fiscali si riferisce alla riduzione del prelievo tributario (attualmente il 50% fino a euro 600.000) in riferimento al reddito di lavoro per chi si trasferisce in Italia o vi rientra (dopo 3 anni ovvero 6-7 anni in caso del medesimo datore di lavoro).

Si tratta di lavoratori con elevato livello di qualificazione o specializzazione professionale che si trasferiscono (o rientrano) in Italia, con ciò mirando, in sostanza, ad un rimpatrio di capitale umano.

Vanno segnalate, di recente, iniziative legislative per proporre questo regime anche agli esperti di Intelligenza artificiale.

È sotto gli occhi di tutti – soprattutto nel nostro Mezzogiorno – il fenomeno delle nuove migrazioni di giovani laureati: sulla base dell’esito dell’audizione parlamentare dell’INAPP usciranno dal lavoro 6,1 milioni di persone nei prossimi 10 anni. Si rammenta che i nuovi nati nel 2025 saranno circa 340.000 individui, mentre ne occorrerebbero mezzo milione circa per mantenere la demografia in equilibrio statico.

Non è ben chiaro, peraltro, come possa essere criticato tale assetto di norme che, di contro, dovrebbe essere ulteriormente potenziato e rafforzato.

Sarebbe, pertanto, necessaria una coraggiosa politica di ulteriori aiuti fiscali, ma non solo, anche di servizi sociali, di edilizia residenziale e di regole a sostegno dei giovani.

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