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Il valore aggiunto per l’agroalimentare è l’innovazione, anche per il packaging

L’innovazione ormai guida e orienta le politiche di sviluppo dell’intera filiera agroalimentare che è nel pieno di una trasformazione strutturale, con nuovi trend che interessano la produzione primaria, l’industria di trasformazione fino addirittura allo smart packaging.

Un forte impulso a questo processo di cambiamento si è avuto grazie alla necessità di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile per fronteggiare gli effetti negativi del climate change, ma anche alla complessa situazione geopolitica che, in alcuni casi, ha reso critico l’approvvigionamento delle principali commodities agricole dai Paesi esteri.

Ancor più di recente la politica protezionistica americana imposta con l’introduzione dei dazi ha obbligato l’agroalimentare italiano da un lato a diversificare i mercati di sbocco e dall’altro ad avviare strutturati processi di innovazione di processo e di prodotto con l’obiettivo di imprimere valore aggiunto alla stessa produzione agroalimentare.

I nuovi cibi stanno letteralmente ridisegnando le scelte di acquisto e allo stesso tempo influenzando le strategie competitive delle imprese alimentari anche se manca ancora, a beneficio del consumatore, una chiara definizione di questa categoria in cui molto spesso vengono ricompresi i functional food, i plant based meal, i super food, e i novel food.

Strettamente legato alle esigenze di sostenibilità ambientale è il fenomeno del plant based meal inteso come surrogato vegetale delle proteine di derivazione animale, in cima alle performance dell’agroalimentare anche italiano.

I superfood, invece, sono spesso considerati una trovata di marketing, non essendoci una definizione di questi prodotti né, in taluni casi, un riconoscimento scientifico sui loro effetti benefici.

Si tratta comunemente di alimenti di origine vegetale e poco lavorati il cui consumo può avere effetti benefici sull’organismo: «matcha», «spirulina», «goji» e «açai» sono soltanto quelli più diffusi e ricorrenti.

La frontiera più spinta dell’alimentazione è sicuramente quella dei novel food, generalmente intesi come alimenti o ingredienti che non fanno parte della tradizione culinaria europea, in quanto non significativamente consumati come alimenti prima del 15 maggio 1997 (data di entrata in vigore del Regolamento CE 258/1997 relativo proprio ai novel food, ora sostituito dal Reg. UE 2015/2283).

Sta di fatto che secondo recenti stime, il mercato dei nuovi cibi è in continua espansione con un valore previsto entro il 2027 a livello mondiale pari a 745 miliardi di dollari.

Esiste però un «dark side of the food» che rischia di determinare una asimmetria informativa a scapito dei consumatori e quindi dello sviluppo dei nuovi cibi.

Molto spesso, infatti, il consumatore non è messo nelle condizioni di conoscere esattamente le caratteristiche del cibo così come gli effettivi impatti ambientali della produzione, con il rischio che quella che chiamano «neofobia», ovvero l’avversione nei confronti dei nuovi cibi, possa prendere il sopravvento. Il ruolo dell’informazione al consumatore è perciò sempre più rilevante e per questo oltre alle norme che regolano le specifiche modalità di presentazione e pubblicità dei prodotti alimentari – tra cui spicca senz’altro il Regolamento UE 1169/2011 – anche il packaging dei prodotti alimentari è ormai sempre più innovativo in quanto supportato da nanotecnologie e microchip che gli consentono di combinare le comuni esigenze di protezione con quelle legate alla sostenibilità e alla tracciabilità dei prodotti.

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