Uno degli obiettivi del nuovo codice degli appalti sarà ridurre le tempistiche di procedura delle gare. Con la sfida del Pnrr alle porte e i soldi che andranno spesi (bene) e rendicontati all’Europa entro il 2026, è evidente la necessità di sveltire le procedure senza, però, allargare le maglie dei controlli.
Un equilibrio difficile da trovare ma essenziale per riuscire a centrare i target comunitari. Anche i tempi di realizzazione delle opere pubbliche vanno velocizzati e portati in linea con quelli del resto d’Europa. Soprattutto al Sud, stando ai dati raccolti congiuntamente dall’Upb e dall’Irpet, c’è da recuperare terreno. Il rapporto evidenzia due criticità nell’attuale sistema: gli enti locali registrano buone performance, tranne nel Mezzogiorno e, proprio per questo, l’Ufficio parlamentare di bilancio e quello della programmazione economica suggeriscono il ricorso a una stazione appaltante nazionale. Un modo per cercare di “scavalcare” la cronica arretratezza (dettata spesso da esigue disponibilità di risorse umane) degli enti pubblici meridionali. Un altro aspetto su cui sarà importante che lavori la commissione chiamata a riformare il codice degli appalti, riguarda i costi di cantieri.
I rincari degli ultimi mesi hanno messo a dura prova la tenuta economica e finanziaria di molte società coinvolte nella realizzazione delle opere pubbliche. Da una parte la necessità di rientrare nei costi dettati dal Pnrr, dall’altra l’aumento del prezzo delle materie prime, non possono finire per “strozzare” le imprese su cui ricade l’onere della realizzazione finale. Un aspetto questo molto delicato da cui dipenderà una fetta importante del successo (o del fallimento) del Piano ideato per rilanciare l’economia del Paese.