Cos’è la democrazia? Quando è nata? Cosa si intende per democrazia digitale e che impatto hanno le telecomunicazioni? Qual è il suo rapporto con la globalizzazione? Rispondere alle prime due domande può essere relativamente facile – o meno difficile – a seconda dei punti di vista. Deriva dal greco domos / kratos, e significa ridare potere al polo. È nata nell’Antica Grecia, ed un fil rouge dell’Occidente Moderno.
Nel corso degli ultimi duemila anni è stata dibattuta, amata, odiata, criticata, sfidata, però oggi è l’unico stile di governo – e di vita – che i più in Europa e in Occidente riconoscono possibile e funzionale al benessere comune. L’unica variabile che però continua a cambiare è la continua innovazione tecnologica, e la possibilità di essere interconnessi a qualunque ora, e quasi in qualunque luogo.
Qual è il prezzo di questa interconnessione? Come il digitale e le telecomunicazioni possono influenzare la democrazia? La risposta sta nel dare una identità chiara a tutte le sfide che stanno caratterizzando la nostra democrazia (digitale). La sfida più sensibile è legata sicuramente ad una crisi che vede le proprie origini in una dipendenza dalla tecnologia comunicativa, sempre più influenzata da tutte le dinamiche belliche che stiamo vivendo.
Il conflitto armato impone ostacoli gravi, fino a interrompere del tutto, le catene logistiche globali, causando così un incremento marcato dei costi e innescando inflazione significativa. Per esemplificare, le spese di spedizione di un container dal porto di Shanghai a quello di Genova sono schizzate verso l’alto, toccando i 5.200 dollari rispetto ai precedenti 1.400, come rivelato dalle cifre dell’ISpi.
Analizzando più a fondo, la situazione di tensione nel Mar Rosso mette in luce la vulnerabilità delle infrastrutture di comunicazione e trasporto, con gli attacchi a certe navi mercantili che rappresentano un vero e proprio colpo alla continuità operativa e alla sicurezza delle reti commerciali internazionali, ma anche delle reti comunicative dei cavi stesi sui fondali dei nostri mari. A tal proposito è essenziale ammettere l’intreccio indissolubile tra la nostra democrazia digitale e la stabilità economica e di mercato.
Gli effetti di tali aggressioni vanno oltre le frontiere economiche nazionali, impattando l’equilibrio mondiale e la qualità della vita dei popoli su scala internazionale. Immaginiamo i trasporti dell’elettronica, notebook, smartphones tablets che viaggiano via nave e già nel primo mese del 2024 hanno registrato ritardi nelle consegne e aumento dei costi per la chiusura del canale di Suez.
Per concludere, proteggere la democrazia comunicativa trascende la mera custodia dei diritti digitali, estendendosi alla preservazione delle infrastrutture economiche e tecnologiche che costituiscono il pilastro della nostra società avanzata. L’attuale situazione d’emergenza richiede l’elaborazione di una strategia complessiva che integri la sicurezza delle comunicazioni come elemento chiave della sicurezza nazionale e globale. Solo adottando tale approccio possiamo aspirare a governare le correnti agitate del presente e mantenere saldi i principi democratici a noi preziosi. La via è chiara: stiamo assistendo (s)fortunatamente ad una chiara dinamica di de-globalizzazione, che sta portano ad una Ri-globalizzazione.
È fondamentale pensare meno in ottica internazionale e più nella direzione di integrare le supply chain in ecosistemi nazionali sicuri. Chi riuscirà in questo potrà veramente vincere una partita complessa da gestire, e ambire a posizioni di leadership.
Stefano Petrillo è Founder & Ceo di enjoyricondizionati.it