Quando si parla di comunicazione delle produzioni/prodotti agroalimentari si toccano diversi aspetti: il primo è sicuramente la “sicurezza alimentare” poi c’è l’aspetto “salutistico” poi ancora quello “motivazionale”. Come si comunicano? Il più delle volte attraverso una etichetta. Sono esse lo strumento indispensabile che dobbiamo impegnarci a far consultare per orientare i consumatori tra gli affollatissimi scaffali dei supermercati. Nel 2014, è entrato in vigore il Reg. 116/2011 che stabilisce tutte le caratteristiche delle etichette dei prodotti alimentari, rendendole esaustive, semplici ed universali. Vediamo di cosa si tratta. La sicurezza alimentare (aspetto cogente) è sicuramente quello più importante. Le aziende devono attenersi a normative (sia europee che nazionali) abbastanza puntuali e “rigide” per poter portare un prodotto sul mercato. E’ il caso del Reg. Ce 178/2002, della lex n. 283/62, e del cosiddetto “pacchetto igiene” (Reg, CE n. 852-853/2004). Le informazioni salutistiche possono essere di tue tipi: nutrizionali e per persone con “sensibilità a..”. Nel primo caso riguardano l’apporto energetico (Kcal) e le percentuali di grassi, acidi grassi saturi e insaturi, carboidrati, proteine, “zuccheri semplici”, fibre e sodio (oppure di sale) riferiti a 100 g o 100 ml di prodotto. Spesso vengono riportati anche i valori riferiti ad una porzione, nel secondo “atte ad essere consumati (i prodotti) da persone con sensibilità ad alcuni ingredienti come p.e. il glutine, il lattosio, il nichel ecc. Le informazioni motivazionali sono quelle che spingono il consumatore a scegliere un prodotto della stessa categoria anziché un altro solo e soltanto per ciò che “traspare” attraverso l’etichetta. Penso ai prodotti che in etichetta riportano informazioni legate alla produzione Bio, alla produzione Sostenibile, alle produzioni Dop e Igp. E, quindi, può un fattore del marketing-mix (la comunicazione appunto) essere la chiave per il superamento delle criticità che il sistema agroalimentare sta attraversando? La risposta è sicuramente positiva. Se attraverso la comunicazione riusciamo a coinvolgere il consumatore e a creare alte aspettative, si può facilmente affermare che lo stesso avrà una sensazione “positiva” del prodotto.
In ultimo, non dobbiamo dimenticarci delle nuove “vie” della comunicazione che possono aiutare sempre più le imprese ad incontrare i consumatori. La tragedia pandemica che ci ha colpito negli ultimi due anni ha portato ad una “accelerazione” dei consumi non più solo verso il prezzo ma verso “la storia” dei prodotti.
È attraverso le nuove forme di comunicazione (virtuale e analogica) che si è riusciti a far vivere “a distanza” prima (attraverso il web) e poi a casa (attraverso il delivery) la “storia” del prodotto. Un ruolo importante, in questa evoluzione voluta anche dall’Eu nel programma Farm-to-Fork, ce l’hanno gli enti di certificazione che, da soggetti terzi, con le loro attività di certificazione, aiutano le imprese nella valorizzazione delle loro produzioni attraverso la validazione di prodotti/processi. Certificazioni che possono essere regolamentate (Dop, Igp, Bio) e non.
Michele Zema è responsabile commerciale Csqa Certificazioni srl