«Due anni fa nessuno parlava di aderenza terapeutica, oggi invece è un tema all’ordine del giorno. È un nuovo modo di intendere la farmacia del futuro e di migliorare la qualità della salute delle persone e contenere i costi del Servizio Sanitario Nazionale». Ad affermarlo è Alessandro Iadecola, co-fondatore e Ceo Remedio, una start up innovativa che opera nel campo della logistica farmaceutica.
Iadecola, come si sta trasformandoil settore dal punto di vista logistico?
«A partire dalla maniera tradizionale della vendita del farmaco accade che, sulla base delle prescrizioni del medico e dell’incarico del paziente, è possibile “sconfezionare” i farmaci nell’esatta misura richiesta, riconfezionandoli in dosi unitarie personalizzate, ossia in bustine per ciascun paziente. Ciascuna bustina rappresenta un momento di somministrazione, così come da piano terapeutico indicato. Inoltre, su ognuna di queste ci sono tutti i riferimenti: nominativo del paziente, momento di somministrazione, nome dei farmaci medicinali di origine, numero di lotto e data di scadenza delle confezioni originarie».
Una notevole semplificazione della vita della quotidianità del paziente.
«Sappiamo che ci sono più di 8 milioni di persone che prendono più di cinque compresse al giorno ma ce ne sono anche quasi 3 milioni che arrivano a dieci. Questo significa che i pazienti, ma anche infermieri e assistenti sanitari, a casa, nelle strutture sociosanitarie o ospedaliere possono evitare di barcamenarsi tra le numerose scatole, leggere le indicazioni del medico e provare a comporre il “puzzle del piano terapeutico”. È un notevole guadagno di tempo, tutto pensato in un’ottica di risparmio di risorse e a una gestione sostenibile».
Tutto questo come è possibile?
«Grazie a sistemi tecnologici testati da decenni nel mondo con software che utilizzano dati specifici minimizzando il margine di errore. In realtà le potenzialità sono tante altre».
Cioè?
«Una semplificazione delle modalità di assunzione dei farmaci in modo altamente sicuro. Una rivoluzione del sistema di somministrazione dei farmaci sia in ospedale sia nelle Rsa che a domicilio per rimettere il singolo paziente al centro del meccanismo di assunzione del farmaco. Alla fine, al paziente interessa avere quello che deve prendere. Poi c’è la questione del controllo dello spreco e della riduzione dei consumi impropri grazie alla differente gestione dei farmaci e dei confezionamenti, fin dove consentito dalle attuali normative. La funzionalità la vediamo in maniera eclatante nelle strutture sanitarie e sociosanitarie con il frazionamento del consumo delle scatole. Si utilizza esattamente quello che è stato prescritto senza lasciare inutilizzato il resto».
Quanto è conosciuto sul territorio questo meccanismo?
«Ci sono 61 farmacie che realizzano e offrono il servizio a circa 2500 pazienti di cui l’85% ospiti di strutture sociosanitarie e il resto a domicilio. Complessivamente ci sono poco meno di 40 macchine che utilizzano il servizio nelle farmacie territoriali».
Un mercato che è ancora in fase di lancio?
«In Italia sì. Ma in Spagna le farmacie che svolgono tale servizio con sistemi tecnologici simili ai nostri sono circa 500, in Francia 1500, in Olanda il servizio è addirittura rimborsato dal sistema sanitario nazionale e negli altri paesi del Nord Europa dispensare i farmaci in questo modo è la regola. Prendere le medicine in modo corretto consente alla terapia di essere efficace. Se questa è efficace le persone stanno meglio, si evita il ricorso al pronto soccorso o a ricoveri dovuti all’uso improprio ed è errato di farmaci. L’Oms ha stimato in Europa in 125 miliardi di euro l’anno il costo della sanità evitabile se solo le terapie venissero fatte correttamente. In Italia la stima è di circa 19. I dati fanno riflettere circa il contributo che tale nuovo approccio alla gestione del farmaco può dare per la sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale».
Dal punto di vista ambientale invece?
«Ci sono studi che rintracciano farmaci non utilizzati nelle acque piuttosto che tra i rifiuti comuni. Gli stessi blister non sono riciclabili. Poi c’è la facilità del trasporto delle bustine rispetto alle confezioni di cartone. La razionalizzazione della gestione dei magazzini e della logistica sanitaria sono una conseguenza. Questo rappresenta l’ultimo miglio del processo».
C’è quindi un incremento di richiesta?
«Questo sarà uno dei principali servizi richiesti sia dai farmacisti che dai pazienti come evidenziato da due ricerche svolte a livello nazionale da Ipsos e Doxapharma. Il nostro obiettivo è quello di arrivare ad almeno 250 farmacie hub che hanno i nostri sistemi e 1.000 che promuovono il servizio sull’intero territorio nazionale nel prossimo triennio, in modo da contribuire a rivoluzionare le modalità di assunzione dei farmaci in Italia a vantaggio della salute dei pazienti politrattati cronici».