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Energia, la leva fiscale per affrontare la crisi

L’aumento esponenziale del prezzo dell’energia costituisce un enorme rischio (e sovente una drammatica certezza) per la stabilità di famiglie e imprese. Ne è dimostrazione il vivace dibattito che in questi giorni, complice la fase di campagna elettorale, sta caratterizzando il confronto fra forze politiche. Le misure messe in campo dal governo sono rivolte, come a…

L’aumento esponenziale del prezzo dell’energia costituisce un enorme rischio (e sovente una drammatica certezza) per la stabilità di famiglie e imprese. Ne è dimostrazione il vivace dibattito che in questi giorni, complice la fase di campagna elettorale, sta caratterizzando il confronto fra forze politiche.

Le misure messe in campo dal governo sono rivolte, come a questo punto è inevitabile che sia, a limitare gli effetti di una situazione che appare molto problematico tenere sotto controllo.

Nell’auspicare che tali tensioni rientrino in tempi brevi in un perimetro di ragionevolezza, è necessario proseguire la programmazione finalizzata ad individuare soluzioni strutturali ad un problema che, per un Paese come il nostro, importatore di energia e con limitata disponibilità di fonti fossili, sono divenute improcrastinabili.

Prescindendo dalle (necessarie ed indifferibili) decisioni da assumere in merito alle politiche di indipendenza energetica ed alle regole di determinazione dei prezzi di mercato, anche attraverso la leva fiscale si possono raggiungere importanti obiettivi finalizzati all’efficientamento energetico in un contesto di piena sostenibilità ambientale.

Il riferimento è alle misure che si potrebbero mettere in campo per incentivare ulteriormente l’autonomia energetica degli edifici attraverso lo sfruttamento delle fonti rinnovabili, in particolare la fonte solare-fotovoltaica.

L’attuale quadro delle detrazioni fiscali relative al recupero del patrimonio edilizio ed alla riqualificazione energetica degli edifici, colloca i benefici connessi all’installazione di impianti basati sull’impiego di fonti rinnovabili (tra i quali, evidentemente, gli impianti fotovoltaici) nell’art. 16 bis, lettera h), del D.P.R. 917/1986, che prevede una percentuale di detrazione del 36% con un limite di spesa di € 48.000 (da diversi anni aumentati transitoriamente, rispettivamente, al 50% e ad € 96.000). Tale collocazione comporta la limitazione della detrazione agli interventi effettuati al di fuori di attività di impresa (quindi, semplificando, solo a quelli effettuati dai privati cittadini) e solo su edifici a destinazione residenziale.

Anche il cosiddetto Superbonus, introdotto dal Decreto Legge 34/2020 con previsione della detrazione del 110%, è limitato agli interventi su edifici residenziali e non è fruibile dalle imprese (salvo i casi di partecipazione ad interventi condominiali). Inoltre, nell’ambito del Superbonus, l’installazione di impianti fotovoltaici è un intervento cosiddetto “trainato”, è cioè agevolabile solo se avviene nell’ambito di interventi strutturati di riqualificazione energetica o sismica.

In sostanza, in ambito fiscale, il raggio di azione delle misure agevolative per l’installazione di impianti da fonti rinnovabili è decisamente limitato e, per le imprese, è sostanzialmente nullo (salvo che si riesca a farla rientrare nella casistica prevista dall’art. 1, comma 344, della L. 296/2006 che, nell’ambito del c.d. “ecobonus ordinario”, disciplina la riqualificazione globale di edifici, prevedendo però un limite di detrazione che, di fatto, ne inibisce fortemente l’utilizzo soprattutto nel caso di impianti di taglia importante).

La proposta è, quindi, di introdurre, per privati cittadini e imprese, e per tutte le tipologie di edifici (quindi anche per quelli produttivi), una detrazione fiscale specifica (usando una metafora di contesto, che goda di luce propria) per l’installazione di impianti per l’autoproduzione e l’accumulo di energia fa fonti rinnovabili (principalmente solare-fotovoltaica) che incentivi, in un arco temporale di 5 anni, la spesa sostenuta (totalmente o in larga parte).

La norma dovrebbe essere accompagnata dalla possibilità di optare per la “cessione del credito” o lo “sconto in fattura” previsti dall’art. 121 del D.L. 34/2020 consentendo a coloro che effettuano l’intervento di poterlo agevolmente finanziare, prevedendo opportune garanzie volte ad evitare comportamenti di abuso: pre-determinazione, sulla base dei prezzi di mercato, di un limite di spesa massimo in base alla potenza installata, asseverazione tecnica da parte di professionisti abilitati, visto di conformità rilasciato dal un Commercialista attestante la presenza dei requisiti per beneficiare della detrazione e la sussistenza della documentazione di supporto necessaria.

Negli ultimi anni sono state impiegate importanti risorse pubbliche per contribuire, attraverso il cosiddetto “Bonus Facciate”, al miglioramento estetico degli edifici con detrazioni che si sono spinte fino al 90% del valore degli interventi (tutt’oggi del 60%); trovare soluzioni per incentivare l’autonomia energetica e la sostenibilità ambientale non è una questione di estetica, è una questione di sostanza, è pensare con lungimiranza al futuro del nostro Paese ed alla stabilità ed alla salvaguardia di famiglie e imprese.
L’auspicio è, quindi, che quanto proposto possa trovare accoglimento dal Parlamento e dal Governo che andranno, a breve, ad insediarsi.

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