In questo mondo sempre più virtuale, lanciato nel “metaverso” e sempre più staccato dalla realtà, un particolare oggetto, strumento di scambio millenario, è diventato il principale imputato: il denaro contante. La normativa che limita l’uso del contante trova il suo principio ispiratore nella lotta all’evasione ed al riciclaggio, ma studi scientifici assai accreditati hanno dimostrato che è molto più facile riciclare ed evadere con strumenti elettronici, avvalendosi di scatole cinesi che portano il danaro, non contante, ma virtuale nei paradisi fiscali che a dispetto di tutte le leggi continuano ad esistere.
Oggi si può aprire un conto “on line” compiere una truffa con il sistema dell’hackeraggio, spostare il danaro truffato in ventiquattro ore e poi chiudere il conto; il tutto nel rispetto delle leggi vigenti, per non parlare del mondo delle “criptovalute” mondo nel quale se non si è super esperti si rischia di subire tracolli finanziari.
Il Disegno di Legge n. 946 XVIII leg, presentato in Senato da Fratelli d’Italia il 15 novembre 2018, volto ad abolire il limite all’uso del contante, potrebbe trovare nuova forza alla luce del risultato delle recentissime elezioni.
In buona sostanza il disegno di legge prevedeva l’abolizione totale delle limitazioni all’uso del contante attualmente previste nel nostro ordinamento ed in particolare:
- l’abrogazione dei commi 1 e 14 dell’art. 49 del Decreto Legislativo 21 novembre 2007 n. 231
- l’abrogazione dei commi 1, 2 e 2-bis dell’art. 3 del Decreto Legge 2 marzo 2012, n. 16, convertito, con modificazioni dalla Legge 26 aprile 2012, n. 44. Il timore che la circolazione del contante favorisca le attività illecite è del tutto infondato, perché nel nostro ordinamento sono in vigore norme antiriciclaggio che, se ben applicate, garantiscono la tracciabilità del danaro in qualunque forma scambiato, anzi potrebbe rimettere sul mercato quantità ingenti di danaro regolare tenute in questo momento nascoste perché non liberamente commerciabili. Autorevoli studi hanno stimato che in Italia il valore dei contanti chiusi nelle cassette di sicurezza si attesti tra 150 e 200 miliardi di euro; contanti che con l’ausilio ed il controllo di competenti autorità, tra i quali anche i notai capillarmente sparsi sul territorio, potrebbero emergere ed esseri immessi nel tessuto commerciale della Nazione, con beneficio anche dello Stato che potrebbe applicare una imposta forfettaria sul contante rimesso in circolazione.
Luciano Quaggia è Notaio