Commercio internazionale, Lopizzo: «La crisi nel Mar Rosso favorisce il reshoring»

Il commercio internazionale è in continua evoluzione ed è influenzato da diverse dinamiche economiche e sociopolitiche. La crisi sul piano geopolitico determina conflitti commerciali, ne sono prova gli embarghi, le sanzioni economiche ed altre misure esecutive ed antielusive, alla pari dell’aumento del novero dei prodotti dual use. La crisi del Mar Rosso causata dagli attacchi dei guerriglieri dello Yemen contro le navi in transito verso il Canale di Suez, fonte di ritardi nelle consegne delle merci e pesanti interruzioni nelle catene globali del valore effetto della deglobalizzazione rappresenta un vero e proprio shock economico che ci spinge verso strategie di reshoring. Un ruolo del tutto innovativo è giocato dall’economia sostenibile, legata alla transizione ecologica, con il contrasto al fenomeno del dumpimg ambientale disciplinato dalla normativa Cbam (Carbon Border Adjustment Mechanism).

Se al legislatore è richiesto di dare una risposta a questi fenomeni con una velocità tale da generare una sorta di entropia normativa del diritto doganale in chiave tributaria ed extratributaria, agli operatori economici resta l’arduo compito di prepararsi a domarne i cambiamenti, senza esserne succubi, adottando una due diligence rafforzata, processi di ideazione e progettazione di nuovi prodotti e servizi, frutto di attività di ricerca e attenzione all’innovazione.

Su quest’ultimo punto si pensi all’industria dell’automotive in cui le case automobilistiche stanno spostando il loro “core business” dalla vendita delle auto per come storicamente sono da noi concepite, all’erogazione di prodotti finanziari ad esse legati, da qui il proliferare di finanziamenti e noleggi.

Il Consiglio nazionale degli spedizionieri doganali prevede percorsi formativi multidisciplinari che in qualità di delegato alla formazione ho sentito il bisogno di strutturare sulla base di esigenze professionali emergenti, volte ad affiancare le aziende in un contesto mutevole e contorto come quello odierno e rispondere alle richieste aziendali in maniera moderna ed attuale. È per questo che dobbiamo essere propensi al cambiamento della nostra professione, non soltanto per quello che è l’oggetto della nostra attenzione ma anche per le modalità con le quali operiamo.

In questi termini il baricentro del professionista si sposta all’interno dell’azienda e in un’epoca in cui proliferano servizi basati sull’intelligenza artificiale non possiamo esimerci da offrire un servizio personalizzato, umano, strategico e attento che possa essere complementare all’intelligenza artificiale e non in concorrenza con essa.

In un simile contesto la pianificazione doganale, leva strategica di prevenzione delle criticità e strumento di competitività può assurgere al ruolo di cavallo di battaglia per la nostra professione con l’auspicio di ridurre il carico daziario, accorciare il tempo delle catene logistiche per acquisire nuovi mercati, far fronte agli export control, dare una risposta alla trade compliance, imbastire processi di certezza attraverso Informazioni Tariffarie Vincolanti (Itv) e Informazione Vincolanti di Origine (Ivo), offrire l’opportunità di sdoganare la merce presso lo stesso sito aziendale con il luogo approvato, nobilitare l’azienda con il titolo virtuoso di Operatore Economico Autorizzato (Aeo).

Sicuramente, il doganalista è una professione emergente che si sta preparando culturalmente e professionalmente alle nuove sfide richieste dal commercio internazionale.

Mauro Lopizzo è Consigliere nazionale degli spedizionieri doganali

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