Cibo a sufficienza a un prezzo equo: nel 2050 servirà il 70% in più di alimenti

Dalle braciole e polpette alle cavallette. “Polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico)”. Sulle etichette dei prodotti da forno (pane, panini multicereali, cracker e grissini), biscotti, prodotti a base di pasta, birra e preparati a base di carne, presenti sugli scaffali del vostro fornitore di fiducia, d’ora in poi, potreste leggere che contiene, tra le altre cose, esattamente questa dicitura ovverosia un preparato a base di grillo domestico. Questo prodotto si aggiunge alle tarme da farina e alla locusta migratoria, alimenti già immessi e presenti sul mercato.

L’autorizzazione all’immissione e al consumo della polvere di grillo domestico giunge, invero, al termine di un lungo procedimento definito con il recentissimo Regolamento di esecuzione 2023/5 Ue ed iniziato a luglio del 2019 su domanda presentata dalla multinazionale vietnamita, Cricket One Co. Ltd., che per i prossimi cinque anni avrà così il diritto di esclusiva alla vendita del nuovo alimento sul mercato dell’Unione. Tale scelta alimentare non è da intendersi come una insolita trovata di marketing ma è assolutamente in linea con le rigide norme fissate dalla normativa europea che già con il Regolamento (Ce) 258/97, poi abrogato nel 2018 dal nuovo Reg. (Ue) 2015/2283, definisce novel food “qualsiasi prodotto e ingrediente alimentare non ancora utilizzato in misura significativa per il consumo umano nella Comunità prima del 15 maggio 1997”.

Dobbiamo prendere atto che l’introduzione di nuovi alimenti nel mercato europeo prima e mondiale poi, tiene conto di quanto affermato dalla Fao, che ha stimato un aumento della popolazione mondiale, soprattutto nei Paesi non industrializzati, fino al 2050, di quasi 10 miliardi di persone, e che ha rappresentato la impellente necessità di incrementare la produzione alimentare del 70% rispetto a quella odierna, indicando proprio l’entomofagia, sia per il consumo umano che per la produzione di farine per mangimi animali, quale migliore soluzione per garantire il sostentamento alimentare della crescente popolazione mondiale. Gli insetti rappresentano, infatti, alimenti ricchi di sostanze nutritive e dall’elevato contenuto proteico, capaci di porsi quale alternativa alla carne, la cui produzione non sarà più sostenibile nella misura in cui avviene oggi, e tanto anche in considerazione del fatto che l’agricoltura e la zootecnia contribuiscono al cambiamento climatico, producendo il 35% dei gas serra e che le dosi di cibo e acqua finalizzate alla crescita di tali animali sono evidentemente superiori rispetto a quelle che sarebbero necessarie per allevare gli insetti.

È evidente che ci troviamo difronte ad un cambio di prospettiva, dove la sicurezza alimentare (Food safety) ed il principio di precauzione, pietre angolari del diritto alimentare, si confrontano con la sostenibilità ambientale, cedendo il passo alla libera circolazione del Novel Food in un mercato aperto che così riformato garantirebbe sul piano del Food security l’accesso in un’ottica planetaria e globale da parte di tutte le persone ad una quantità di cibo sufficiente e ad un prezzo decisamente più equo. Il vecchio adagio siamo quello che mangiamo, oggi fa pensare più di ieri.

A cura di Angela Fersini e Luigi Fino di Filiera21 – Associazione per l’agroalimentare

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