Una riforma che fa discutere e di cui si sta interessando anche la politica. È quella dello statuto della Cassa di previdenza e assistenza a favore dei Ragionieri e Periti commerciali, guidata da Luigi Pagliuca, approvata nelle scorse settimane dal Consiglio di amministrazione dell’ente e ora prossima a ricevere il via libera definitivo. L’Ok finale dovrebbe arrivare nel corso della riunione del Comitato dei delegati in programma oggi a Bari. E proprio nel capoluogo pugliese si terrà nella stessa giornata anche il convegno intitolato “La riforma della giustizia”, organizzato dalla Fondazione “Michelangelo Interesse” con il patrocinato della Cassa Ragionieri. Nel corso dell’evento, si svolgerà la cerimonia di donazione all’ente previdenziale dell’immobile che ospita la sede della Fondazione, avvenuta per atto pubblico. Una donazione che farà anch’essa discutere per le modalità con le quali è stata realizzata e che sarà suggellata dalla consegna delle chiavi dell’immobile nelle mani di Pagliuca da parte del commercialista barese Emanuele Veneziani, che della Fondazione è il presidente.
I cambiamenti
Ma cosa prevede la riforma che sarà messa ai voti a Bari? Il testo, per orientarsi nelle novità che si punta a introdurre, è quello della relazione illustrativa predisposta per conto della Cassa Ragionieri dagli avvocati Andrea Maria Azzaro e Francesco Saverio Marini. Come spiegato dai due professionisti, la riforma statutaria punterebbe a assicurare, nell’elezione dei componenti del Comitato dei delegati e del Consiglio di Amministrazione, la rappresentatività di tutte le categorie di iscritti; a limitare il potere di designazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in relazione al solo collegio sindacale; a limitare anche il potere di designazione dei membri del collegio sindacale ai soli Ministeri che svolgono funzioni di vigilanza su CNPR; a assicurare una maggiore rappresentatività nell’elezione del Presidente. La declinazione pratica di questi obiettivi porta però ad effetti che sollevano dubbi e osservazioni critiche. Fra le modifiche più rilevanti, e discusse, vi è quella che prevede l’aumento da 11 a 12 del numero dei componenti del Cda. Un aumento di poltrone che appare ingiustificato per un Ente previdenziale dalle dimensioni relativamente ridotte. Ma la novità più rilevante è quella che punta a rendere la nuova figura del presidente dell’ente indipendente, trasformandolo in un soggetto a sé stante rispetto al Consiglio d’amministrazione in quanto eletto direttamente dai delegati, e non più, come avviene oggi, dallo stesso Cda. Con l’aggiunta di una norma transitoria in virtù della quale per il solo presidente, il computo dei mandati partirebbe successivamente all’entrata in vigore della riforma. Per l’attuale presidente Pagliuca, “padre” della riforma, già oggi al suo terzo mandato e non più ricandidabile, si aprirebbe in sostanza la possibilità di candidarsi nuovamente e di rimanere potenzialmente in carica per ulteriori tre mandati.
I dubbi
Questa decisione solleva questioni importanti: è giusto cambiare le regole a partita in corso per favorire una sola persona? Non è forse una minaccia per i principi democratici e per la rappresentanza equa? Le possibili criticità contenute nel testo di riforma sono finite nei giorni scorsi anche in Parlamento. Ad accendere i riflettori sulla vicenda sono stati gli onorevoli di Fratelli d’Italia Mariangela Matera, Saverio Congedo e Guerino Testa con un’interrogazione rivolta al Ministero del Lavoro, a quello dell’Economia e delle Finanze e a quello della Giustizia, nella quale hanno espresso le loro riserve, arrivando a sostenere che “la modifica statutaria evidenzia più il desiderio di consolidare la figura al vertice da parte del Presidente in carica che una volontà riformatrice di modernizzare l’ente”. I tre parlamentari chiedono ai dicasteri guidati da Marina Calderone, Giancarlo Giorgetti e Carlo Nordio di esprimere le proprie valutazioni sul nuovo statuto. In attesa di una loro risposta, una cosa è già molto probabile: il nuovo statuto della Cassa Ragionieri è destinato a far ancora molto parlare di sé. Serve trasparenza e una discussione seria per capire le reali motivazioni dietro a questo cambiamento. La governance non deve diventare uno strumento di potere personale.