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Benessere animale, un driver che ridisegna norme e professioni

«La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali». La frase di Gandhi riassume bene un’evoluzione che, in Europa, ha ormai assunto un rilievo politico e giuridico. In un contesto segnato dal cambiamento climatico e dalla crescente sensibilità ambientale, le regole a tutela dei non umani non sono più marginali,…
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(Foto LaPresse - AP Photo/Mike Householder)

«La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali». La frase di Gandhi riassume bene un’evoluzione che, in Europa, ha ormai assunto un rilievo politico e giuridico. In un contesto segnato dal cambiamento climatico e dalla crescente sensibilità ambientale, le regole a tutela dei non umani non sono più marginali, né accessorie.

Le indagini «Eurobarometro» mostrano che la maggioranza dei cittadini europei considera essenziale garantire condizioni di vita dignitose agli animali, e l’attenzione dell’Unione si è tradotta anche nella recente attribuzione, da parte della Commissione in carica, di una delega specifica al benessere animale.

Si tratta dell’ultimo tassello di un percorso risalente, iniziato con le convenzioni del Consiglio d’Europa degli anni Settanta e proseguito fino all’articolo 13 del «Trattato sul funzionamento dell’Unione europea», che riconosce gli animali come esseri senzienti e impone alle istituzioni di tener conto delle loro esigenze nella definizione delle politiche pubbliche.

Di più, la Corte di giustizia dell’Unione, con la sentenza Liga van Moskeeën (C-426/16), e la Corte europea dei diritti dell’uomo, nel caso Executief van de Moslims van België e altri c. Belgio (2024), hanno affermato che la tutela del benessere animale costituisce un interesse generale idoneo a giustificare limitazioni anche a libertà fondamentali, come quella religiosa.

Entrambe le decisioni si collocano in un più ampio orientamento giurisprudenziale che, richiamando la «morale pubblica» come parametro di bilanciamento, riconosce la crescente rilevanza del sentimento sociale verso gli animali quale elemento legittimante della restrizione dei diritti umani tradizionali.

Accanto a questo mutamento culturale e giuridico, il benessere animale sta generando anche un vero e proprio ecosistema professionale. Le imprese agricole, zootecniche e della trasformazione alimentare devono oggi confrontarsi con standard sempre più articolati, richieste dei consumatori e obblighi normativi in costante aggiornamento. Ne derivano nuove opportunità per consulenti specializzati, chiamati ad affiancare aziende e pubbliche amministrazioni nella valutazione dei rischi, nella gestione dei sistemi qualità, nelle certificazioni volontarie e nella conformità alle regole europee.

Si tratta di competenze trasversali che coinvolgono sia il settore produttivo sia quello istituzionale, rendendo il tema del benessere animale non solo una questione etica e salutare, ma anche un ambito professionale in espansione.

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