Il dibattito sull’autonomia è più che mai acceso e animato soprattutto dai governatori delle regioni che sollevano sull’argomento dubbi e perplessità. Il Ddl, che coinvolge Governo, diversi ministeri, la Regione richiedente, la Conferenza Stato-Regioni e il Parlamento, per arrivare alla stipula di un’intesa, deriva dalla riforma del titolo V della Costituzione del 2001, in base a cui le regioni possono chiedere allo Stato competenza esclusiva su 23 materie di politiche pubbliche e prevede il trasferimento delle funzioni, concesso alle singole Regioni solo successivamente alla determinazione dei livelli minimi di prestazione stabiliti da una cabina di regia del governo.
Aldo Loiodice, avvocato in diritto amministrativo, comunitario e costituzionale, parla di «allarmismo fondato di un’opinione pubblica poco informata e di una classe politica inconsapevole delle conseguenze che il disegno di legge avrebbe sulla tenuta sociale ed economica del Paese. Ci sono degli standard minimi di vivibilità che verrebbero messi in discussione. Parliamo di tutela della salute, istruzione, sport, ambiente, energia, trasporti, cultura, commercio estero».
Tuttavia, secondo il governo, a garanzia del rispetto dei diritti civili e sociali, ci sono i Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni. «Siamo ancora indietro sulla loro individuazione. Il governo entro 24 mesi dall’entrata in vigore del Ddl dovrà varare uno o più decreti legislativi per determinare livelli e importi dei Lep. Mentre Stato e Regioni, una volta avviata, avranno tempo cinque mesi per arrivare a un accordo, tutto complicato e troppo burocratico. Sono coinvolti troppi attori sociali e il rischio è che le regioni virtuose lo diventeranno sempre di più e quelle con maggiori carenze resteranno indietro. Continueremo a spostarci per studiare e curarci. Oggi sono 255 le prestazioni essenziali che devono essere garantite. Il Ddl Calderoni ne prevede solo 114», spiega Loiodice.
Il più grande dubbio a questo punto riguarda anche il rapporto tra Stato e Regioni che si complicherebbe ancora, proprio perché queste ultime diventerebbero più forti e probabilmente indipendenti dal punto di vista economico-finanziario a discapito dello Stato, che con meno risorse potrebbe non avrebbe più la forza per garantire gli stessi Lep su tutto il territorio». Un aumento, quindi, del divario tra regioni, aggravato da una riforma che alimenterebbe gli squilibri attraverso una diversificata gestione dei fondi che porterebbe, ai territori privilegiati del Nord, la possibilità di trattenere la maggior parte del gettito fiscale generando così una vera e propria concorrenza tra le aree del territorio.
«L’unica speranza che abbiamo è l’informazione, l’appello a questo punto è soprattutto mediatico, il tema deve essere affrontato e spiegato, c’è tanta disattenzione. Vedo un’opinione pubblica poco concentrata su quello che sta davvero sta accadendo», conclude l’avvocato Loiodice.