«La striscia di Gaza, l’attuale tensione tra Pakistan e Iran, che in questi giorni ha subito un’escalation importante; la Cina che non ha ancora digerito il risultato delle elezioni di Taiwan, la guerra russo-ucraina che non mostra cenni di tregua. Sono tutte situazioni che generano instabilità e naturalmente sono limitanti per l’economia non solo dei territori di confine». È quanto sostiene Nicola Maldarizzi, co-ceo del gruppo Maldarizzi Automotive.
In che modo l’attuale geopolitica influenzerà il mercato europeo dell’auto?
«È oramai un settore che a livello economico è sempre stato interconnesso. La logistica a livello globale ha effetti ridondanti ovunque. Oggi l’area che dal punto di vista dello scambio di merci è maggiormente a rischio è il Mar Rosso».
Come mai?
«Tutto quello che arriva dall’Asia, che è da considerarsi ormai un’area nevralgica per quanto riguarda la componentistica, è talmente importante a livello quali-quantitativo che la sua mancanza impatterebbe negativamente su tutto il mercato del Vecchio Continente. È un dato di fatto che tutte le linee di produzione tendono ad avere sempre maggiori approvvigionamenti dal mondo asiatico. Poi bisogna considerare che non siamo ancora tornati al 100 per cento su tutti i modelli e su tutte le gamme. Il Covid ci ha lasciato una serie di problematiche di produzione, legate proprio alle componenti, ancora non del tutto risolte. Siamo ancora in una fase di recupero».
Si tornerà ai livelli di crisi degli scorsi anni?
«Non credo, soprattutto perché non parliamo di problematiche globali come quelle del 2021. Il tema geopolitico, seppur grave, riguarda la stabilità di un’area circoscritta. Inoltre, tutti i grandi produttori hanno fatto tesoro dell’esperienza passata e si sono organizzati per avere differenti luoghi di approvvigionamento e più fornitori. Non avremo quella stessa tipologia di problema ma non escludo ritardi. Abbiamo sempre una maggiore produzione con pochi stock. Questo è un mercato che tende sempre più all’elettrificazione, che di base non è una tecnologia europea».
Tesla e Volvo hanno già annunciato degli stop programmati. Ne sono previsti altri?
«In questo momento non ci sono notizie che riguardano altri stop alla produzione. Sicuramente ci sono carenze di componenti, questo è un dato di fatto. È anche interessante puntualizzare che Volvo è nello stesso gruppo, ad esempio, di Mercedes e Smart. Se hanno avuto un problema a livello societario possiamo aspettarci che lo stop interessi anche gli altri marchi del gruppo».
Dobbiamo aspettarci un aumento dei costi?
«Lo escludo, perché sono stati già toccati dei livelli molto alti. Piuttosto, dato che si è tornati ad avere produzioni importanti possiamo aspettarci un aumento degli sconti. Con i tassi di interesse che, a novembre, hanno raggiunto livelli interessanti la prospettiva sembra buona. Si cercherà in qualsiasi modo di piazzare il prodotto sul mercato».
Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi?
«Il tema della logistica e dell’approvvigionamento di prodotto e delle componenti è un problema che si mostra al mondo in un momento delicato della scena politica europea. Per quanto riguarda il settore dell’automotive solo lo scorso anno si era giunti ad un accordo per mettere al bando, a partire dal 2035, la vendita della tecnologia con motorizzazione endotermica. I prossimi anni saranno quelli del monitoraggio delle emissioni e del mercato, è ovvio che questa situazione ha mostrato all’Europa quanto è fragile questo modello e quanto dipendiamo dall’Asia. Ci scontriamo con il fatto che è una tecnologia che non è governata da noi».
Verranno riviste le scadenze?
«Quasi sicuramente no, è più probabile che vengano allentate le maglie per quanto riguarda l’elettrico».