All’alba della revisione del sistema fiscale, annunciata come organica e strutturale, sale l’attenzione dei commercialisti per l’importanza dell’occasione che si presenta per migliorare le condizioni di svolgimento dell’attività professionale e per migliorare l’impatto che la professione può avere sullo sviluppo socio economico del Paese. E’ il momento in cui i commercialisti nutrono speranze. I commercialisti sono centrali nel rapporto tra Fisco e Contribuente e raccolgono in prima persona la sfida che la riforma fiscale porta in sé per il raggiungimento degli obbiettivi per cui è emanata.
Ciò vuol dire che si possono raggiungere gli obbiettivi della riforma anche e soprattutto mettendo i commercialisti nelle condizioni di poter svolgere il loro ruolo nel migliore dei modi.
A tal proposito, può risultare utile fare un passo indietro nella storia recente: lo Stato ha chiesto negli ultimi vent’anni un contributo importante alla nostra professione per informatizzare i rapporti tra Fisco e Contribuente.
Abbiamo, a nostre spese, partecipato alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione con investimenti in hardware, software e formazione continua nostra e del personale alle dipendenze.
Siamo stati tra i primi coinvolti in un processo di informatizzazione che oggi coinvolge tutte le professioni, le imprese e via via tutti i cittadini.
La legge delega sulla riforma fiscale continua a dichiarare di voler fare molto affidamento sulle tecnologie digitali e cita l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, oggi nuova frontiera degli sforzi tesi però a far cosa?
Ecco un possibile punto di riflessione, cosa si vuole ottenere con la riforma fiscale e con la spinta verso l’uso dell’intelligenza artificiale?
Abbiamo bisogno di “pace fiscale” e oggi stiamo apprezzando i provvedimenti in tale direzione.
Abbiamo bisogno che la pace fiscale sia la norma e non l’eccezione.
Abbiamo bisogno di semplificazioni declinate nel senso di norme e adempimenti utili al Paese.
In concreto, si dovrebbero generare le condizioni per cui lo sviluppo economico e il benessere delle persone siano la finalità del nuovo assetto di imposte, adempimenti e sanzioni.
Il Fisco deve avere cura dei contribuenti consentendo loro di poter raggiungere gli obiettivi di crescita economica e sociale e, allo stesso tempo, deve saper individuare, per contrastare, gli evasori fiscali solo in quei soggetti che realmente minano l’impianto di solidarietà tra cittadini che contraddistingue oggi la Nostra Europa.
Il commercialista si potrà avvantaggiare di un clima simile e il Fisco potrà chiedere al Commercialista di supportare l’innovazione sia nel ruolo di curatore della puntualità degli adempimenti sia nel ruolo di garante della conformità degli adempimenti.
Il ruolo di garante del commercialista è parte essenziale di un clima di pace fiscale e lo Stato sa che può avvalersi del commercialista iscritto all’Albo professionale anche per il suo bagaglio di obblighi deontologici e relative sanzioni disciplinari a cui è sottoposto nei casi di inadempimento.
La deontologia professionale può essere un fattore di sviluppo per il Paese e può essere un pilastro su cui costruire il clima di pace fiscale e di valorizzazione dell’attività professionale.
Il momento delle speranze impone di saper anticipare le possibili delusioni e prevenirle. Un’attività difficile ma stimolante per una categoria professionale che sarà chiamata, per il tramite del suo vertice nazionale nella persona del presidente Elbano De Nuccio, ad accompagnare il legislatore delegato nel percorso di scrittura delle norme.
Alberto Muciaccia è presidente dell’Ordine dei commercialisti di Trani