È salito a undici il numero dei profughi giunti a Terlizzi. Dopo le cinque donne ospitate nella casa canonica della parrocchia di San Gioacchino, una nonna, una figlia, una nipote, una mamma ed una figlia, altri sei rifugiati sono arrivati alla casa canonica della parrocchia di Santa Maria della Stella. Si tratta di una giovane mamma di 32 anni con i suoi cinque figli. Due femmine di 16 e 10 anni, e tre maschi di 9, 5 e 3 anni. Suo marito, il padre dei suoi cinque figli, è rimasto in Ucraina a combattere.
Il parroco Don Nino Prisciandaro, sacerdote terlizzese alla guida della parrocchia da soli sei mesi, ha coordinato i parrocchiani impegnati nella riorganizzazione degli spazi della casa canonica e nella pulizia degli ambienti per accogliere il nucleo familiare ucraino in stanze ben sanificate. «Si tratta di una famiglia proveniente dalla città di Niepa Petroski – racconta all’Edicola del Sud il parroco Don Nino Prisciandaro – un centro industriale vicino al Donbass noto soprattutto per la produzione di acciaio, particolarmente bombardato dalle forze militari russe. Un nucleo familiare poverissimo, giunto a Terlizzi con soli due euro in tasca, dopo otto estenuanti giorni di viaggio. Un viaggio assurdo – prosegue il parroco della chiesa di Santa Maria della Stella – prima in treno e poi a piedi. È arrivato in Italia grazie al canale diplomatico aperto dal consolato della Moldova con la collaborazione di Medici senza frontiere, il sovrano militare ordine di Malta, di cui io faccio parte, e dei volontari del Ser Molfetta, che hanno messo a disposizione un mezzo di trasporto per condurle da Roma a Terlizzi. Faceva parte di un gruppo di ventotto rifugiati ucraini giunti in autobus nella capitale. Gli altri ventidue hanno invece proseguito il loro viaggio verso un istituto di suore di Squillace in Calabria. Abbiamo avuto difficoltà nel comunicare con loro – prosegue Don Nino Prisciandaro – poiché parlano solo ucraino. Non conoscono né l’inglese e né l’italiano. Per loro, che non hanno mai visto il mare, appare tutto nuovo. Sistemati nella casa canonica, composta da due stanze, due bagni ed un soggiorno, si è messa in moto una catena di solidarietà. Degli esercizi commerciali locali ci hanno donato uno scaldabagno elettrico ed una lavatrice. La cucina, invece, è stata donata dal sovrano militare ordine di Malta. Appena giunti a Terlizzi la mamma e i suoi cinque figli sono stati sottoposti a test covid veloci, a cui sono risultati negativi, ed ai tamponi molecolari. Nei prossimi giorni tutti faranno le vaccinazioni anticovid, mentre i bambini saranno anche sottoposti alle vaccinazioni tradizionali, come quella per il morbillo, che in Ucraina non hanno mai fatto. Un’ospitalità – conclude il parroco Don Nino Prisciandaro – resa possibile grazie ad una catena di solidarietà».