“Se lo scopo dell’arte medica è la cura, lo scopo della filosofia è la fioritura dell’essere umano”. Maria Benedetta Saponaro, nel saggio ‘La vita morale di Martha Nussbaum’ (Cacucci Editore), ci guida alla comprensione (e condivisione) del pensiero della filosofa eticista statunitense, che ha indagato le emozioni e i bisogni umani, la loro fragilità, per affrontarli, in tutta la complessità che comportano, con la cura compassionevole della ragione.
“La sua filosofia, – scrive Benedetta Saponaro – incarnata nel mondo e impegnata a misurarsi con le miserie umane, senza rinunciare al rigore del metodo argomentativo” è “una filosofia pratica e simpatetica-una filosofia volta al bene degli uomini, capace di rivolgersi ai loro bisogni più profondi, di affrontare i loro dubbi più impellenti, di condurli da uno stato di frustrazione a uno stato di rigoglio”.
“Possiamo pensare alle emozioni come eventi complessi che coinvolgono tutta la persona, cognitivamente in quanto presuppongono credenze e la relazione tra colui che prova l’emozione e l’oggetto dell’emozione stessa, una relazione che oserei definire intima per significare la sua stringenza. Il pensiero, pertanto, al pari del turbamento psico-corporeo, è parte dell’emozione”.
Viviamo, dunque, in un mondo di relazioni, che rendono complesse le già complesse reazioni personali che ci attraversano con le emozioni. Non possiamo vivere da soli. Abbiamo bisogno, anzi, di condividere i bisogni e le fragilità con gli altri.
“La mancanza di autosufficienza e la vulnerabilità sono le condizioni onto-assiologiche che connotano la condizione umana, fuor da ogni riferimento metafisico, e costituiscono le coordinate interpretative della concezione delle emozioni di Martha Nussbaum”.
Concetti semplici e profondi per affrontare la complessità del nostro tempo. Concetti che appaiono contrastanti con le tante “credenze” del mercato e dell’economia che rendono l’uomo incapace di affrontare i propri reali bisogni.
“La critica generale che possiamo rivolgere con Nussbaum, agli approcci economici tradizionali è sia nell’aver ridotto l’uomo al solo homo economicus, espugnando il discorso etico dal discorso economico, sia nell’aver affermato implicitamente attraverso questa espugnazione una visione etica riduzionista forte… i modelli semplificati dell’essere umano non devono smarrire la percezione di un quadro ben più ricco della vita umana, in quanto tale quadro costituisce alla fine dei conti la motivazione e il fine di ogni modello economico”.
L’economia dei nostri tempi si affida molto più alla matematica e alla statistica, che all’umano. Potrà contare sempre più sugli algoritmi dell’Intelligenza Artificiale. Tutto ciò massifica e spersonalizza, provoca separatezze e incomprensioni, paure e fallimenti. Il Mondo senza etica non è umano.
Occorre dare spazio all’immaginazione per dare spazio all’umano.
“La valenza etica dell’immaginazione è dirompente: il rifiuto di quella complessità dell’esperienza umana che si dispiega al di là dei limiti dell’evidenza si traduce in uno sguardo ingeneroso, così come l’accoglienza della complessità dell’esperienza umana, che in Nussbaum non resta mai intrappolata nella specificità dell’esperienza particolare, si traduce in uno sguardo generoso verso il mondo, lo sguardo di chi riconosce nell’altro una comune umanità”.
L’educazione e la formazione a questo approccio etico sono fondamentali per cambiare lo stato di cose, per “favorire la fioritura dell’essere umano sulla base di una concezione oggettiva del bene”. Lo strumento che Nussbaum indica come leva del cambiamento possibile è il romanzo, al pari della tragedia. “Aristotele ha attribuito alla tragedia un ruolo di rilievo nell’educazione dei giovani cittadini, riconoscendole un valore sia motivazionale che cognitivo. Nussbaum raccoglie questa eredità, sia utilizzando la narrazione per chiarificare le sue posizioni teoriche, sia approfondendo il ruolo dell’immaginazione letterario nella vita pubblica e privata”.
“Il romanzo, così come la tragedia, è una sorta di laboratorio morale, in cui il lettore ‘si esercita – parole di Martha Nussbaum – nell’immaginare differenti possibilità di vita e nel giudicare situazioni e dilemmi spesso più complessi di quelli che incontra nella vita reale, discutendo con altri lettori e mettendo a confronto le diverse versioni morali”.
La letteratura ha dunque una valenza politica. Ci apre al confronto, alla riflessione su noi stessi, alla necessità di cambiare per vivere meglio, partendo dall’accettazione e dal rispetto delle proprie e altrui fragilità e vulnerabilità.
“Nussbaum intravede – scrive Saponaro – nello sguardo di chi non si ferma all’evidenza, l’inizio di un processo di avvicinamento all’altro, al mondo dell’altro… Il cittadino del mondo nussbaumiano non si basa sull’idea superficiale e semplicistica che siamo tutti uguali, al contrario approfondisce la concretezza della specificità culturale ed esperienziale di ciò che è sotto la pelle”.
Se non siamo tutti uguali, ma abbiamo tutti la stessa importanza.
“La filosofia morale di Martha Nussbaum – chiosa Benedetta Saponaro nell’introduzione al libro – non è tuttavia ancora del tutto delineabile. Pur rileggendo le sue opere attraverso la traccia teoretica, sottile ma significativa, delineata in Trascending Humanity, che consideriamo un contributo fondamentale per comprendere il pensiero morale dell’autrice, resta la sensazione, che alcuni tratti della sua filosofia morale non siano ad oggi pienamente compiuti o esplicitati”.