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Un nuovo documentario dedicato ai giochi di strada: ecco “Scèquanne scèquanne” del palesino Antonio Garofalo

“Scèquanne scèquanne”, un documentario sui giochi di strada, approda su “Cinemabreve.org”. A firmare la sua prima regia, Antonio Garofalo, non vedente e palesino doc, che ha raccontato la sua emozione: «Dopo aver fatto lo sceneggiatore, l’esordio alla regia mi riempie di orgoglio. Ho imparato da maestri come Vito Giuss Potenza le regole fondamentali e ho…

“Scèquanne scèquanne”, un documentario sui giochi di strada, approda su “Cinemabreve.org”. A firmare la sua prima regia, Antonio Garofalo, non vedente e palesino doc, che ha raccontato la sua emozione: «Dopo aver fatto lo sceneggiatore, l’esordio alla regia mi riempie di orgoglio. Ho imparato da maestri come Vito Giuss Potenza le regole fondamentali e ho voluto iniziare con un documentario».

“Scèquanne scèquanne” racconta i giochi di strada che si praticavano un tempo, attraverso la memoria di una mamma proiettata nel futuro, interpretata da Anna Rao e con le musiche firmate da Psquared – Giuseppe Maiorano e Pierpaolo Filograsso.

«Quella dei giochi è un’idea che mi è sempre balenata in testa – racconta ancora Garofalo – Non è un documentario che ne spiega in maniera tecnica il funzionamento, ma dimostra come le regole del gioco abbiano un impatto positivo sui comportamenti e come insegnino educazione civica e rispetto delle regole».

Il documentario, realizzato dall’associazione “LeZZanZare” e girato quasi interamente a Palese, è stato proiettato alla maratona di cortometraggi “Festa Internazionale di Roma 2022”. Garofalo spiega la scelta del tema, con oggetti come i cellulari che hanno soppiantato tradizioni come quella del gioco: «Sembra quasi che il tempo abbia cancellato queste usanze, infatti la prima scena del documentario ritrae una bambina con un cellulare. Ma, per fortuna, ho trovato bambini che conoscevano giochi come la campana». Un tuffo nel passato per il regista: «Ho voluto ripercorre e omaggiare alcuni luoghi dove ho trascorso la mia infanzia», conclude Garofalo, il cui sogno è portare “Scèquanne scèquanne” nelle scuole.

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