Amore mio aiutami è la commedia liberamente ispirata alla sceneggiatura di Rodolfo Sonego. Il soggetto è lo stesso che ha dato luce alla pellicola cinematografica del 1969 diretta da Alberto Sordi protagonista con Monica Vitti. Un testo divertente con un fondo amaro per una storia molto originale. Nella commedia Giovanni, Maurizio Micheli e Raffaella, Debora Caprioglio, sono una coppia affiatata. Ad un certo punto della storia la loro relazione va in crisi perché lei si innamora di un giovane uomo. Non sapendo come gestire questa situazione Raffaella chiede aiuto a suo marito, che si vanta di essere moderno e razionale, per chiarire i suoi sentimenti e cercare di liberarsi di questo amore che la sta opprimendo e cambiando la vita.
«Il marito – spiega Maurizio Micheli – cerca in tutti i modi di aiutarla anche se ovviamente soffre di questa cosa. Poi non racconto come va a finire però il film, Amore mio aiutami, lo abbiamo reso teatrale. Recitiamo sul palcoscenico, ma la storia è quella. La partenza è molto originale e poi per il resto bisogna vedere lo spettacolo».
Per chi ricorda il film c’è una scena molto violenta che potrebbe anche essere inopportuna considerata la cronaca dei nostri giorni
«Infatti non la facciamo. Vedere un uomo, sia pure in maniera grottesca come faceva Sordi, che picchia la moglie per convincerla a lasciare questo suo innamorato non si può vedere, non esiste. A me non piaceva neanche quando ho visto il film 50 anni fa. Però a maggior ragione oggi non si può neanche pensare. Io, nel ruolo di marito, mi innervosisco molto, la sgrido, ma con ironia è lei che picchia me, così imparo a reagire. Salvo poi trovare un’intesa che si rivelerà invece un’altra cosa. E queste sono le sorprese del teatro comico, grottesco, divertente e amaro che sono contenute in questo spettacolo»
Con la regia e l’adattamento di Renato Giordano, la commedia Amore mio aiutami, per la rassegna NONSOLOPROSA è in scena nei teatri italiani dal 2019 con il conduttore e attore Corrado Tedeschi e dal 2021 con Maurizio Micheli. La compagnia è stata a Bari al Teatroteam, lo scorso sabato 4 e in replica domenica 5 dicembre.
«È una strana storia – spiega il regista Giordano -. Sembra un pamphlet sul mutamento dei costumi e dei valori di una Italia stanca di vecchie ipocrisie e desiderosa di sensazioni forti».
Dal libro “Il cervello di Sordi” scritto da Tatti Sanguinetti proprio Rodolfo Sonego che nutriva molta stima e fiducia per Alberto Sordi difende i trent’anni di copioni scritti per lui. «Sono esattamente la registrazione della realtà. La realtà un po’ spaventosa di un italiano che non è più né contadino, né operaio ed è diventato mostro».