Leggendo “Ti L’ovvio. Ovvie e meno ovvie considerazioni” di Rossella Longo edito da Nuova Palomar (pp.140, 16 euro), ci si rende subito conto di essere di fronte a una pubblicazione fuori dal coro. La scrittrice barese, storyteller per passione, dopo “Dammi il tempo” e “Il tempo sfuma” torna in libreria con una prosa semplice, originale, di facile lettura. Si tratta di due racconti che si intrecciano tra loro, uno in cui si parla di un uomo fragile e l’altro in cui si narrano le storie di quattro donne che si raccontano incontrandosi ogni settimana. E poi tanti i pensieri curiosi e positivi che suscitano ilarità ma anche spunti e riflessioni.
Rossella Longo ci spiega il titolo?
«Il titolo nasce da una valutazione sulla svalutazione sociale dei sentimenti, i quali, almeno nella voce di tanti adolescenti, hanno mutato la loro comunicazione. Sono cambiate le parole dell’amore. Con Ti L’ovvo molti esprimono l’ardore dell’amore a sostituzione del bellissimo Ti amo. Sono giunta al Ti L’ovvio perché, nei racconti, e nelle considerazioni che inframmezzano le narrazioni, sottolineo l’ovvietà di alcune emozioni e pensieri del nostro quotidiano. Un’ironica analisi con taccuino in mano».
Perché scrivere un libro sulle ovvie considerazioni?
«Kahlil Gibran, in Sabbia e spuma, afferma:” L’ovvio è quello che non si vede mai finché qualcuno non lo esprime con la massima semplicità”. Ho cercato di compiere questo piccolo cammino. E’ proprio vero che le semplici rivelazioni non nascano da paradossi ma da ovvietà. E poi, volgere lo sguardo all’ovvio, ti regala, molto spesso, un sorriso che riesci a donare agli altri».
La sua è una lettura fresca e giovanile. A quale pubblico si rivolge?
«Mi rivolgo ad un pubblico eterogeneo, senza età e distinto genere. Parlo e scrivo a chi legge nel poco-tempo, ha chi vuol concedersi uno svago di lettura ma ha solo due ore libere, da dedicarsi tutte d’un fiato. Sì, bastano solo un paio di ore per calarsi nelle pagine del mio racconto! Alcuni lettori mi hanno confidato di averlo voluto leggere due, tre volte, per rifinire dei concetti espressi in forma fulminea, ma che hanno un forziere dentro (grande nota di vanto per me, ne sono davvero felice».
I racconti sono due e si intersecano con aforismi sulla vita quotidiana. Si può dire che la sua opera aiuta a esprimere concetti a cui spesso non si riesce a dar voce?
«Penso sia questo il punto, come le dicevo prima. Uno scrittore parla di emozioni che il lettore abbraccia. In un libro ci si riconosce, si cerca lo spunto di similitudine, si immagina il se stesso, in bilico tra i fatti narrati e le evidenze di percorso compiute».
Di queste frasi brevi, alcune gioiose altre con significati anche filosofici, ci piace citarne alcuni: “Più leggi, meno saranno in grado di manipolarti”, “Ogni lasciata è una scelta”, “Là dove tutti nominano la modaiola resilienza, io credo al sapore antico della tenacia”. Insomma Rossella Longo con questo libro incita a rompere gli schemi con uno sguardo contemporaneo attento e profondo e uno stile personale singolare.