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Sgarbi e gli eretici dell’arte, Pasolini e Caravaggio scandalosi e necessari: il critico torna in Tv

Se Caravaggio avesse avuto una cinepresa e Pasolini un pennello, forse i loro linguaggi non sarebbero stati poi così diversi. Due autori lontani nel tempo, ma uniti da un’analoga tensione verso l’abisso dell’umano. È su questo asse di provocazione e verità che si muove “Pasolini e Caravaggio. Ragazzi di vita”, lo speciale firmato e interpretato da Vittorio Sgarbi, in onda domani, in seconda serata, su La7. Registrato al Teatro Puccini di Firenze e prodotto dalla Betty Wrong di Elisabetta Sgarbi, il progetto si sviluppa come un racconto a due voci, intrecciate dal pensiero critico e visionario dello storico dell’arte. Il montaggio è di Ludovico Polignano ed Elisabetta Sgarbi, con effetti visivi firmati dallo stesso Polignano.

Due eretici della realtà

«Caravaggio è doppiamente contemporaneo», afferma Sgarbi, «perché viviamo contemporaneamente alle sue opere che continuano a vivere». Ma soprattutto, aggiunge, «è il Novecento ad avergli restituito significato, in un’epoca improntata ai valori della realtà, del popolo, della lotta di classe». A più di quattro secoli di distanza, Caravaggio e Pasolini sembrano rispondere a una stessa urgenza: raccontare ciò che viene escluso, rappresentare i corpi degli ultimi, dare voce a ciò che il potere rimuove. «Pasolini ha fatto con le parole e le immagini quello che Caravaggio ha fatto con la pittura: ha dato dignità alla marginalità», sostiene ancora Sgarbi. «Ha portato i “ragazzi di vita” nei film, come Caravaggio li portò sulle tele».

La libertà si paga cara

Al centro dello spettacolo non c’è solo l’opera dei due artisti, ma anche la loro traiettoria umana, segnata da isolamento e violenza. «Caravaggio è stato inseguito dalla giustizia, Pasolini dalla calunnia. Entrambi sono stati uccisi da ciò che hanno osato mostrare». È questa simmetria tragica che rende la loro arte ancora più necessaria oggi, secondo Sgarbi: «Hanno sacrificato tutto alla libertà intellettuale. Non cercavano lo scandalo, cercavano la verità». La narrazione attraversa le polemiche, le condanne morali, l’ostilità dei coevi. Ma è proprio in quella tensione, nella frizione con il presente, che si è formata la loro grandezza. «Ogni epoca ha i suoi artisti», dice Sgarbi, «e noi abbiamo scelto di capire Caravaggio e Pasolini, perché ci somigliano».

Visionari fuori dal tempo

Lo spettacolo non si limita a una lezione d’arte. È un’indagine dentro l’attualità dello sguardo, un’esplorazione di due visioni che sfuggono al tempo. «Non sono pittori o scrittori del passato», afferma Sgarbi, «sono i nostri contemporanei». Con “Pasolini e Caravaggio. Ragazzi di vita”, Sgarbi invita il pubblico non a celebrare, ma a riconoscere. A vedere con occhi nuovi due figure che continuano a inquietare perché non hanno mai smesso di parlarci.

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