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Putignano, il Carnevale 2025 si prepara a “Sovvertire” e divertire: ecco i bozzetti dei carri allegorici – FOTO

«Prepariamoci a vivere un Carnevale unico, dove la tradizione incontra l'innovazione, e nella quale ogni carro porterà intensi momenti di riflessione, ma anche tanta allegria». È questo lo spirito con cui Putignano si organizza per l'edizione 2025 del Carnevale il cui tema sarà "Sovvertire". Nei giorni scorsi, sui canali social ufficiali del Carnevale di Putignano,…

«Prepariamoci a vivere un Carnevale unico, dove la tradizione incontra l’innovazione, e nella quale ogni carro porterà intensi momenti di riflessione, ma anche tanta allegria». È questo lo spirito con cui Putignano si organizza per l’edizione 2025 del Carnevale il cui tema sarà “Sovvertire“.

Nei giorni scorsi, sui canali social ufficiali del Carnevale di Putignano, sono stati diffusi i bozzetti dei carri allegorici selezionati per la prossima edizione.

«Scoprite come la creatività dei maestri cartapestai ribalta il nostro modo di vedere il mondo», scrivono gli organizzatori presentando i sette bozzetti.

Siamo fuori dal gregge

Si parte da “Siamo fuori dal gregge“, realizzato dall’associazione Carta Bianca, che ritrae Ernesto “Che” Guevara in sella a un cavallo nero. Davanti a sé un “gregge” di pecore con occhiali da sole e, sullo sfondo, una moderna città. Il “Che”, è spiegato, rappresenta «un leader che porta cambiamenti, di grande esempio ed ispirazione per la società attuale e idolo dei giovani» rappresentati, appunto, «da un gregge di pecore in cui non è la pecora nera a essere diversa ma sono quelle bianche a essere uguali tra loro. Per sovvertire l’ordine delle cose, la nostra società ha sempre più bisogno di leader come Che Guevara – si legge nella descrizione del bozzetto -, capace di apportare cambiamenti ai sistemi vigenti, ridistribuendo i poteri e ribaltando i ruoli. In tal caso questo tipo di leader non la pecora nera ma il vero fautore del cambiamento».

E così, «l’essere “fuori dal gregge” deve diventare uno stile di vita, capace di cambiare un sistema vecchio, obsoleto e pieno di insidie, lo stesso sistema che oggi è capace di manipolare il popolo, con tranelli o furbizie, rappresentato da pecore bianche sensibili ma anche tanto fragili e ingenue. Gli stereotipi, dunque, vengono sovvertiti affrontando la vita con la massima libertà e nel rispetto per il prossimo».

Che cuore grande che hai!

Si intitola “Che cuore grande che hai!” il carro che realizzerà l’associazione cArteInRegola con Deni Bianco e si ispira a una delle favole della tradizione: Cappuccetto rosso.

“Che cuore grande che hai!” è proprio una delle frasi che l'”eroina” cantata, tra gli altri, da Perrault e dai fratelli Grimm rivolse al Lupo, che le rispose “Per amarti meglio!”.

L’opera vuole rappresentare «la guerra» che «si propaga in aree sempre più vaste del mondo, alimentata da una propaganda che costruisce una narrazione distorta del nemico affinché appaia una bestia famelica e ne sia giustificato lo sterminio».

E allora gli ideatori si chiedono: «E se Cappuccetto Rosso e il Lupo facessero pace? Se avessero imparato a guardarsi più in profondità? Ne vedrebbero l’umanità reciproca, imparerebbero ad amarsi, scoprirebbero insieme che non è il cacciatore il vero eroe di questa fiaba e che gli unici mostri da cui difendersi sono i signori della guerra e tutti coloro che imbracciano ancora oggi un’arma». E così diventa «bello immaginare un mondo sottosopra».

Fiori nei cannoni

Alla guerra – o meglio alla pace – è dedicato anche il bozzetto “Fiori nei cannoni” dell’associazione Carta&Colore. La guerra che «è il male che peggiora e affligge la società umana», che «arriva all’improvviso come una tempesta, distrugge tutto quello che trova sulla sua strada vanificando i sacrifici di una vita intera. Avanza l’artiglieria – spiegano gli ideatori -, i colpi di cannoni sostituiscono i tuoni. Anche sui prati finisce l’allegria. I fiori erano profumati, ora sono tristi e rovinati. In un campo di battaglia, dove padroneggia la distruzione, la tristezza ed il terrore di povere anime innocenti è arrivato il momento di “sovvertire”».

L’opera, dunque, «è un inno alla Pace, un messaggio di speranza, con l’obiettivo di ribaltare, trasformare una situazione di distruzione in una vera esplosione di colori. L’anima di un povero soldato morto in guerra per difendere la propria patria tornerà in vita, l’arma a lui affidata diventerà uno strumento musicale. Perché non vogliamo nel cielo molecole malate ma note musicali che formano gli accordi per una ballata di pace».

Le Gardien

Le Gardien” dell’associazione Carta in Festa, invece, è un invito alla «riflessione» e a «un onesto dialogo critico» per «sperare di liberarci dalle catene invisibili che limitano la nostra libertà di pensiero ed espressione» in un mondo «saturato da informazioni e stimoli eterogenei» in cui «le scelte quotidiane rischiano di diventare strumenti di conformismo».

In questo contesto, «la ricerca di autonomia nelle decisioni può trasformarsi in un’illusione. La sovversione, quindi, non consiste solo nel rifiuto di ciò che ci viene imposto, nello scarto che c’è tra “scegliere” e “decidere”, ma nella capacità di costruire un pensiero proprio e farlo dialogare con gli altri. Scegliere consapevolmente, porsi domande, interrogarsi sulle influenze esterne diventa un atto consapevole di ribellione. In questo senso – concludono gli ideatori dell’opera -, ogni scelta diventa una chiave potenzialmente sovversiva, capace di aprire orizzonti di libertà e autenticità. Riconoscere che il nostro pensiero può essere boicottato da scelte che sembrano solo in apparenza innocue è il primo passo verso la costruzione di una propria chiave di lettura del mondo. Ed è ciò che ci invita a fare il custode: provocatorio, liberatorio, necessario, il suo suggerimento ci pone tutti di fronte a uno specchio».

Regeneratio

In “Regeneratio” dell’associazione Cartaland «sovvertire è inteso come rinnovamento per un profondo rivolgimento di un ordine già costituito».

Gli ideatori si sono «lasciati ispirare dai popoli primitivi, anche ispirati dal monito di Gaudì “se vuoi essere originale devi tornare alle origini“, e nello specifico al dio celtico Cernunnos, associato all’abbondanza, alla fertilità, alla rigenerazione. Un richiamo alla comprensione e al rispetto del ciclo naturale, promuovendo l’armonia con l’ambiente».

Si arriva così a una «rinascita del culto» che «mette in luce il desiderio contemporaneo di connettersi con le antiche radici spirituali e con il mondo naturale. La nostra sovversione, quindi, è più una riflessione sovversiva che ci porta all’epoca primordiale».

Sovvertigine

Già nel titolo del bozzetto dell’associazione culturale Con le mani, “Sovvertigine“, c’è un chiaro riferimento al tema del Carnevale di Putignano 2025.

«Il mondo di oggi, purtroppo, non è fatto a misura d’uomo – spiegano gli ideatori -. Le speranze nell’umano benessere sono state deluse dalla sfrenata tecnologia, soprattutto dalla politica mondiale. L’animo umano, il cui scopo della vita è la felicità, è perso in un mondo dove dilagano le guerre e prospera la fame; dove le politiche dei governanti, guardano al proprio interesse economico, dimenticando le più elementari moralità».

In questo scenario, dunque, «non ci resta che il sogno di una sovversione. Sovvertire con la bellezza, con il gioco, con la risata: tutti concetti che ritroviamo raggruppati nel fantasioso mondo del Circo».

Paradiso 2.0

È un omaggio al film Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore l’opera “Paradiso 2.0” dell’associazione L’Isola che non c’è. Vuole mostrare «uno spaccato della società contemporanea devota al culto dell’effimero e incurante della vita reale che si dipana, con le sue complessità e meravigliose sfumature».

Una grande platea «accoglie un pubblico del nostro tempo impegnato ad immortalare con lo smartphone lo spettacolo davanti a sé per rendere più accattivanti le identità digitali che ciascuno spettatore ha costruito sui social network. Questa scena – si legge nella descrizione dell’opera -, ormai ricorrente, pone la questione di quanto sia più importante mostrare gli avvenimenti della propria vita sui social piuttosto che goderne a pieno ogni istante senza alcun filtro digitale. L’unico spettatore libero dalla febbrile necessità di utilizzare lo smartphone è il piccolo Salvatore, protagonista del film di Tornatore, che osserva con stupore lo spettacolo intorno a sé». E l’opera invita proprio «a imitare il giovane Totò e a tornare a godersi la vita reale».

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