Michele Partipilo presenta a Bari il “Manuale” per la corretta informazione: «La deontologia è il marchio di qualità» – VIDEO

«La deontologia è il marchio di qualità che i giornalisti possono mettere sulla buona informazione per combattere le fake news, la disinformazione e far crescere le comunità». Parola di Michele Partipilo, giornalista che ieri ha presentato il suo “Manuale di deontologia del giornalista. Informazione, disinformazione, società” al Circolo della vela di Bari.

All’evento, introdotto dalla direttrice artistica del Festival “Il libro possibile”, Rosella Santoro, sono intervenuti il Procuratore della Repubblica di Bari, Roberto Rossi, il giornalista e scrittore Raffaele Nigro e il direttore della Gazzetta del Mezzogiorno Oscar Iarussi.

«Dobbiamo sempre tener presente il nostro ruolo di aggregatori all’interno della società, di catalizzatori di interessi, di energie, di progetti. Anche per questo abbiamo il dovere di fare della buona informazione», ha affermato Partipilo a margine della presentazione.

Un’informazione che corre sempre di più e spesso non dedica il tempo dovuto a verificare le notizie perché nell’informazione moderna la chiave è arrivare prima degli altri. Ma, spiega Partipilo, «oggi uno scoop dura dai 5 ai 10 secondi, perché non appena viene fuori una notizia, immediatamente viene catturata da altri media. La corsa non ha senso. Ha senso, invece, fornire notizie verificate, autentiche, vere, di cui il giornalista si rende responsabile, di cui il giornalista è testimone. È la qualità che conta non la quantità».

È necessario, però, che anche i fruitori siano in grado di distinguere una notizia vera da una falsa: «Bisogna educare le persone a distinguere le fake news dalla corretta informazione – sostiene Partipilo -: questa è un’attività che si può fare nelle scuole, così come un tempo si educava a guardare la televisione, a leggere i giornali. Oggi i nostri figli, i nostri nipoti navigano regolarmente in rete, ma nessuno ha mai pensato di dare loro un insegnamento, delle istruzioni per l’uso. E molto spesso i genitori sono meno informati, meno capaci dei figli che dovrebbero educare, quindi questo è un problema importante per la società del futuro».

Fotoservizio di Luca Turi.

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