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Le «contaminazioni» musicali tutte ispirate a Bianca Lancia

Stefano Resta e Vincenzo Vescera, ossia il duo RaestaVinvè. Dai loro nomi di battesimo viene fuori il più orecchiabile tra i nomi d'arte, quasi un presagio. "Nomen omen" attribuisce un valore augurale al nome, la cui sorte sembra avvicinarsi al suo significato. Nel caso del duo pugliese, Stefano è di Corato e Vincenzo arriva da…
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Stefano Resta e Vincenzo Vescera, ossia il duo RaestaVinvè. Dai loro nomi di battesimo viene fuori il più orecchiabile tra i nomi d’arte, quasi un presagio. “Nomen omen” attribuisce un valore augurale al nome, la cui sorte sembra avvicinarsi al suo significato. Nel caso del duo pugliese, Stefano è di Corato e Vincenzo arriva da Vieste, leggere il nome sembra un invito a rimanere con loro: «Resta con me, con la mia musica, con il mio gruppo».

Ascoltando «Senza cuore» dall’album Biancalancia, è facile cadere nella trappola del sentimento mascherato da musica leggera. C’è un ritmo gradevolissimo, un testo che (s)parla d’amore e un ritornello che è tutto un programma: «Io sono cresciuto nell’amore e tu senza cuore» senza soluzione di continuità.
Ma se «per andare lontano non occorre partire», il monito del duo RaestaVinvè diventa un monito ai giovani musicisti.
La Puglia musicale è la miglior Sanremo del Sud, dove i giovani come Francesco Argentati (basso), Federico Curto (batteria), Andrea Allocca (chitarre) e l’onnipresente Maurizio Loffredo degli Artigiani Studio come produttore artistico, sono l’emblema di un laboratorio artistico che contempla l’intero percorso creativo, dai testi all’arrangiamento, guidati dalla freschezza giovanile e dalla componente esperenziale.
Stefano cercava un produttore ma ha trovato Vincenzo, un coautore, dal sodalizio nasce «Biancalancia» un album ispirato e incentrato sulle donne che hanno contaminato la produzione delle canzoni. Il contrasto atavico tra uomo e donna, coppia o meno, tratto dalle loro vite e da quelle a loro vicine, fa parlar d’amore.
In tutte le salse e per tutti i gusti: amore tossico, amore perduto, amore omosessuale, amore lontano. L’album è ispirato a una delle mogli di Federico II di Svevia, la chiacchierata e coraggiosa Bianca Lancia, forse un omaggio alla Puglia e al Gargano (l’Imperatore donò a Bianca il castello di Monte Sant’Angelo, l’Honor Montis Sancti Angeli, tradizionale dotarium delle regine). Certamente c’è nel progetto molta Puglia e molto Gargano, per un prodotto musicale di alto livello.
Nel brano “Rien Va Plus” c’è anche la partecipazione al disco di Cliò, una interprete che ha calcato palcoscenici importanti e che ha un trascorso di tutto rispetto.
Per ora solo esibizioni in locali e pub e in un teatro a Viterbo, oltre alla possibilità di acquistare l’album reperibile su cd, in attesa della tanto agognata normalità e che si possa finalmente organizzare concerti in tutta Italia.
Sognare non è proibito e quando certe produzioni indipendenti si fanno largo con le note e con i testi giusti, c’è da ben sperare per il futuro e per il riscatto del Mezzogiorno made in Puglia. Insomma, la Puglia c’è. Il Gargano pure.

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