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L’Africa di Omar Sosa tra i sentieri della Murgia: il 6 giugno a Borgo Sovereto

Una strepitosa anteprima inaugura la lunga cavalcata di concerti, una ventina di appuntamenti in tutto, previsti nel ricco programma della XXIII edizione di “Suoni della Murgia”, la rassegna musicale internazionale che quest’anno si snoda tra Altamura, Minervino Murge e Terlizzi. Omar Sosa, il formidabile pianista cubano ma ormai cittadino del mondo, si esibirà, insieme al…

Una strepitosa anteprima inaugura la lunga cavalcata di concerti, una ventina di appuntamenti in tutto, previsti nel ricco programma della XXIII edizione di “Suoni della Murgia”, la rassegna musicale internazionale che quest’anno si snoda tra Altamura, Minervino Murge e Terlizzi. Omar Sosa, il formidabile pianista cubano ma ormai cittadino del mondo, si esibirà, insieme al percussionista venezuelano Gustavo Ovalles, il 6 giugno a Borgo Sovereto.

Omar Sosa, solo per citare alcuni dei tanti riconoscimenti internazionali, al suo attivo conta ben sette nomination ai Grammy Award, nelle categorie Best Latin Jazz, Best Contemporary World Music Album, Best Instrumental Album. Inoltre ha vinto il premio della BBC Radio 3 Award per la categoria World Music. Artista giramondo a 360 gradi, ha vissuto tra America Latina, Stati Uniti e Europa. La sua musica è stata in grado di conciliare la diversità di stili e generi originati dalla diaspora africana. Innumerevoli le collaborazioni con musicisti africani, arabi, europei, indiani, nord e sudamericani. In Italia collabora e tiene concerti di frequente con artisti come Paolo Fresu e Maria Pia De Vito. A livello internazionale si è esibito e ha inciso con musicisti come, tra gli altri, Trilok Gurtu e Seckou Keita.

Il maestro Sosa vanta una produzione musicale che trascende le categorie e le barriere di genere, testimoniata anche dagli oltre 20 album come leader, in quasi 30 anni di attività professionale, che parlano da soli.

Il suo linguaggio jazz globale celebra la diversità delle anime della musica delle Americhe. «L’Africa e la Diaspora rappresentano una fonte musicale senza eguali», dice l’artista. «Ho provato a raccontare il profilo melodico del continente e la sua grande forza ritmica. Filosoficamente, attraverso il jazz, che è forse il genere più rappresentativo della Diaspora, abbiamo cercato di mettere insieme i Caraibi, l’America Latina e l’Africa in un’espressione di libertà, una celebrazione della Diaspora che sopravvive ancora oggi». Il sound che lo ha reso famoso coniuga jazz e tradizione afrocubana.

Il suono e lo stile unico di Omar Sosa si sposano perfettamente con le percussioni multicolori e multiformi del percussionista venezuelano Gustavo Ovalles.

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