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La Pfm torna in Puglia: «Pronti a “giocare” col pubblico per ricordare l’amico Faber» – L’INTERVISTA

Nell’ambito del cartellone di eventi del Rush Summer Fest, organizzato da Gs23Eventi e Rush Eventi, domani alle 21 in piazza Duomo a Trani (Bat), si terrà il concerto della Premiata Forneria Marconi con una data del tour “Pfm canta De André Anniversary”, durante il quale suono suonati i brani più celebri del repertorio di Fabrizio…

Nell’ambito del cartellone di eventi del Rush Summer Fest, organizzato da Gs23Eventi e Rush Eventi, domani alle 21 in piazza Duomo a Trani (Bat), si terrà il concerto della Premiata Forneria Marconi con una data del tour “Pfm canta De André Anniversary”, durante il quale suono suonati i brani più celebri del repertorio di Fabrizio de André. Sul palco ci saranno Franz Di Cioccio in voce e alla batteria, Patrick Djivas al basso, Marco Sfogli alla chitarra elettrica, Alessandro Scaglione alle tastiere, Eugenio Mori alla batterie, Michele Ascolese alla chitarra acustica e Luca Zabbini in voce e alla tastiera.

Il concerto che proponete rievoca la tournée del 1978: che cosa vi è rimasto di quella esperienza?

Di Cioccio: «Rievoca è una bella parola, ma il nostro intento non è quello di rievocare. Quando la musica è bella, ti rimane attaccata addosso. La cosa che ricordo sempre è che il pubblico ha avuto una bellissima sensazione tutte le volte che abbiamo fatto ascoltare la nostra musica, i nostri racconti, i nostri testi e quindi ritrovarci ogni tanto per avere questo piacere è una cosa che vale per tutti, sia per il pubblico che ci ascolta sia per noi che abbiamo voglia di ritrovare il nostro pubblico».

Ci raccontante qualche aneddoto di Fabrizio de André?

Djivas: «Di aneddoti ce ne sono parecchi ma due mi hanno sempre lasciato un ricordo bellissimo. Uno è il fatto che molto spesso, quando cenavamo insieme, a lui veniva voglia di raccontarci un suo testo, cioè di spiegarci perché aveva scritto una determinata cosa, perché aveva scritto quella parola, quella riga, quella virgola. E questo era meraviglioso. Ogni sua canzone aveva dei riferimenti storici, culturali, sociali e per lui ogni cosa aveva una ragione di essere. Un altro aneddoto che mi è rimasto impresso è il fatto che lui era un grande estimatore di Georges Brassens, famoso cantautore francese. Io sono francese e se tu non sei di lingua madre è molto difficile capire i significati dei suoi testi. Con me Fabrizio parlava molto spesso delle canzoni di Brassens».

Che cosa ha lasciato de André a voi e alla musica italiana?

Di Cioccio: «Alla musica italiana ha lasciato molte storie da leggere in profondità, perché questa era la capacità di Fabrizio. Il suo dono naturale era la poesia, per cui spesso e volentieri nelle sue canzoni ci sono delle tracce, dei momenti, che ti fanno pensare e riflettere».

Com’è cambiata la musica italiana da de André a oggi?

Djivas: «Non si può mai dire se la musica migliora o peggiora: la musica ha un ruolo molto preciso che è quello di sostenere le giovani leve, perché i ragazzi sono i più grossi, lo sono sempre stati dai tempi di Elvis Presley e lo sono anche oggi. La musica è sempre stata perfettamente adatta al tipo di gioventù che c’era in una determinata epoca: ai nostri tempi, ad esempio, la musica era apprezzata più per il suono che per le parole perché i giovani avevano bisogno di trovarsi e ritrovarsi insieme, come accadde a Woodstock. I ragazzi dovevano mettersi insieme ma non attraverso le parole perché gli inglesi non capivano gli italiani, che a loro volta non capivano i russi, che non capivano i greci, ma tutti capivano la musica, che all’epoca era molto strumentale oltre che essere di altissima qualità. Oggi è completamente il contrario: i ragazzi hanno bisogno di tante parole perché non ne hanno. Di musica non gliene frega niente: ne hanno sentita tanta, troppa, ma non hanno le parole».

Che cosa deve aspettarsi il pubblico da questa vostra performance a Trani?

Di Cioccio: «Si deve aspettare una Pfm rigogliosa, come sempre. Io guardo in faccia il pubblico e mi viene in mente come poter giocare con loro perché giocare è “to play”, vuol dire scambiarsi delle cose l’un l’altro perché noi abbiamo voglia di raccontare le nostre storie, i nostri viaggi, i nostri incontri, e questa cosa la condividiamo con il pubblico. Non c’è nessuno che non conosca la Pfm per il valore che ha sempre dato alla musica con i suoi testi, con le sue narrazioni e con le capacità dei suoi strumentisti».

Dovendo dedicare una canzone vostra o di de André alla Puglia, quale scegliereste?

Djivas: «Non è facile rispondere. Direi “Celebration”, cioè “È festa”, uno dei nostri pezzi più famosi, perché per noi venire lì da voi, raccoglierci e stare insieme è una festa. E noi speriamo davvero che quella sera lì sia una bella festa».

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