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La musica classica è pop: con i baresi Time2quartet concerti a lume di candela

A Bari con Time2quartet è arrivata la magia dei concerti Candlelight. Il pubblico viene catapultato in un’atmosfera magica, inondata di candele, dove la musica classica fa da padrona. A raccontarci cosa si cela dietro questo format ci sono Michele Saracino (violino), Giuseppe Antonio Palmiotti (violino), Dario Cappiello (viola) e Gabriele Marzella (Violoncello). Anche Bari, e…

A Bari con Time2quartet è arrivata la magia dei concerti Candlelight. Il pubblico viene catapultato in un’atmosfera magica, inondata di candele, dove la musica classica fa da padrona. A raccontarci cosa si cela dietro questo format ci sono Michele Saracino (violino), Giuseppe Antonio Palmiotti (violino), Dario Cappiello (viola) e Gabriele Marzella (Violoncello).

Anche Bari, e più in generale tutto il Sud Italia, è stato conquistato dalla magia dei concerti a lume di candela. Raccontateci di più su questo format. Come nasce?

«L’esperienza del concerto Candlelight è ormai un format affermato e diffuso in più di 80 città in tutto il mondo. In questo Fever, l’azienda che ha ideato il tutto, è stata visionaria nel riuscire a proporre un’alternativa intrigante ai soliti concerti a cui siamo abituati. Siamo tra i 25 artisti italiani selezionati attraverso una rigorosa selezione che ha portato l’azienda ad ottenere il meglio affinché l’esperienza possa essere la migliore possibile.

Qual è il vostro obiettivo?

«L’obiettivo di Fever e quindi, di riflesso, degli artisti che collaborano con loro, è quello di riuscire a sdoganare l’idea di concerto con strumenti prettamente ‘’classici’’ per poter riuscire ad avvicinare tutti i millenials che, altrimenti, non avrebbero possibilità di avvicinarsi al mondo della musica acustica che, ormai, sta sempre più cedendo il passo alla musica elettronica».

Per la scelta dei repertori da eseguire su cosa vi siete basati? Ce ne è uno che vi “diverte” particolarmente?

«La scelta dei repertori è sempre condivisa tra gli artisti e i curatori musicali di Fever, affinché possa soddisfare i gusti del più alto numero di persone. C’è un quotidiano confronto tra noi e i responsabili musicali nel quale cerchiamo sempre di aggiornare i programmi per rendere l’esperienza la migliore possibile. Per quanto riguarda il programma prediletto qui devo lasciare spazio ad un po’ di personalismo…io adoro i Queen! Ed indubbiamente quello sui Queen è un programma che diverte tutti noi quattro, è sempre molto stimolante eseguire la loro musica».

Ma parliamo un po’ di voi. Quando e come è nato il quartetto?

«Siamo nati nel 2018 dall’incontro tra quattro giovani ragazzi tra le aule del Conservatorio. È stata una fortunata coincidenza che il nostro primissimo maestro di ‘’Musica di insieme per strumenti ad arco’’ (una materia curricolare nel percorso di studi conservatoriale) ci abbia messi insieme per svolgere l’esame finale. Sin dall’inizio abbiamo avuto l’esigenza artistica di emancipare il quartetto d’archi da una visione classica e accademica della musica per trasportarlo in una dimensione più universale, nella quale sperimentare a pieno le potenzialità timbriche di un ensemble eclettico e ricco di sfumature»

Come gruppo vi definireste in un unico genere musicale?

«Assolutamente no! Abbiamo sempre avuto l’idea che la musica non si dividesse in generi specifici ma che abbia una sola discriminante: o è bella o è brutta! Ed è questo che ci ha sempre spinti a spaziare tra tutti i generi musicali. Quelli che più ci hanno intrigato sono stati il Tango Argentino nella figura di Astor Piazzolla, che abbiamo omaggiato con un lavoro discografico in cui ci sono anche opere inedite per quartetto d’archi, il rock, dalle sue origini fino ai suoi moderni sviluppi, ed il pop, un genere che dietro la sua apparente semplicità nasconde tantissime possibilità artistiche».

Nello scorso festival di Sanremo avete collaborato con artisti del calibro di Irama. Svelateci cosa si cela dietro la magia della kermesse più seguita d’Italia…

«Sanremo è sempre Sanremo! Noi abbiamo avuto la possibilità di collaborare con Irama nella creazione del singolo ‘’Tu No’’ che poi Filippo ha portato al festival riscuotendo un grande successo. È stato bellissimo poter partecipare al processo creativo che si cela dietro le quinte del Festival insieme a lui e al suo direttore artistico, il bravissimo Giulio Nenna. E stata un’esperienza molto stimolante che si è rivelata un grande successo.

Time2quartet è conosciuto anche all’estero. Qual è stato il concerto più importante della vostra carriera?

«Abbiamo suonato molto, sia nella nostra terra natale sia all’estero ma i concerti più importanti della nostra vita sono stati i due concerti eseguiti nella prestigiosissima Elbphilarmonie di Amburgo, uno dei templi della musica mondiale, qualsiasi artista che muova i primi passi in conservatorio sogna di suonarci. Siamo stati invitati, insieme al nostro grande amico e bravissimo pianista Costantino Carrara, a partecipare come ospiti al ‘’Channel Aid-Live in Concert’’ nel quale abbiamo avuto la possibilità di esibirci con artisti Eurovision del calibro di Divina Michelle e Leroy Sanchez, aprendo il concerto, tra gli altri, del famoso cantante britannico James Arthur. Quest’anno in particolare abbiamo avuto un ruolo di primissimo piano all’interno del concerto, un’esperienza fantastica».

Avete qualche progetto in cantiere da poter svelare in anteprima?

«Non voglio lasciarti troppe anticipazioni, è bene lasciare un po’ di suspance, però posso dirti che è in cantiere la creazione di un ‘’Time2Quartet Live Show’’ che possa coinvolgere tante arti in maniera trasversale. In più vi invito a visitare il nostro profilo Spotify, nel quale stiamo progressivamente pubblicando una serie di reinterpretazioni di brani rock e pop famosissimi».

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