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Cultura e Spettacoli

La difficoltà esistenziale di Licia Lanera in  “Guarda come nevica”

La trilogia “Guarda come nevica” andata in scena al Piccinni di Bari, per il secondo appuntamento della Stagione di Prosa del Teatro pubblico pugliese, è un lavoro complesso che attraversa tre grandi autori russi in equilibrio oscillante tra il mito e un fortissimo riferimento all’attualità del Teatro italiano. “Cuore di cane”, “Il gabbiano” e “I sentimenti del maiale”, coprodotti con il TPE – Teatro Piemonte Europa, il Teatro Metastasio di Prato e il Festival Colline Torinesi. Questa trilogia, è possibile trattarla sia come un corpus unico sia come lavori autonomi. Punti  di contatto tra le drammaturgie, sono l’avanzare dell’età, delle responsabilità e della colpa che in un certo modo ci pervenire man mano che la vita ci scivola via dalle mani.

Licia Lanera come nasce la scelta dei tre autori?
Il primo, il lavoro su Bulgagov , è esordito in una versione radiofonica, alla fine del 2017, mi venne chiesto da Radio tre qualcosa che avesse a che fare con la Russia e con la Rivoluzione, avevo riletto da poco Cuore di cane e realizzai un lavoro ispirato a questo. Fu Walter Malosti che mi diede  in seguito l’idea di metterlo in scena. Nel 2019  avrei dovuto fare un lavoro su Eduardo ma mi furono negati i diritti d’autore. Avendo già ideato la trilogia pensai di sostituirlo con uno di Cechov, un mio antico amore, di cui avevo messo in scena “Lo zio Vania a soli 19 anni. Mi  venne in mente “Il Gabbiano” rifacendomi al detto di Eduardo “il Teatro è gelo”. Già dal 2018 quando avevo ideato la Trilogia, pensavo di portare sulla scena tre autori diversi. Si era rotto il sodalizio con Riccardo Spagnulo di Fibre parallele, nasceva la mia Compagnia. Ho pensato a tre grandi autori che facessero delle riflessioni sull’arte. Tre generi letterari diversi:  Bulgagov un autore molto feroce che lavora sul grottesco, perseguitato dal potere; Cechov che parla dei mediocri; non poteva mancare Maiakowsky che dei tre è l’incendiario. Autori molto vicini al mio stato interiore e soprattutto vicini alla mia rinascita artistica.

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