Classe ‘93. Si chiama Roberto Valenza, in arte Shago. Vive a Conversano. Musicista, autore e producer. Tra i suoi successi lavorativi la partecipazione al campus Mtv New Generation, l’esibizione presso lo stadio S. Nicola di Bari per “La musica scende in campo” e quella sul Tourbus della Redbull durante lo svolgimento della manifestazione “Notte dei Claustri”.
Preferisce essere chiamato Roberto o Shago?
«Dipende dai contesti. Il mio lato artistico, però, fa comunque parte della mia persona e per me, quindi, non fa quasi differenza. Certo, sentirsi chiamare Shago in un contesto non musicale a volte è un po’ strano».
Ma che cosa significa Shago?
«In realtà, non vuol dire niente! Quando ho cominciato a far musica avevo un nomignolo derivante da una tag (la firma di chi disegna murales n.d.r.): shake. Volevo, però, qualcosa che avesse un suono più italiano, se così si può dire. Allora, mi è venuto in mente Shago. Mi piaceva l’idea della scossa e del cambiamento che mi suscitava la parola shake e ho modificato le ultime due lettere».
Mi parli del suo amore per la musica e del suo lavoro.
«L’amore per la musica è nato quando mi sono approcciato in maniera amatoriale al canto. Intorno ai nove anni ho iniziato a canticchiare e poco alla volta ho iniziato a rendermi conto che cantare mi faceva stare bene. Ho iniziato, quindi, a prendere lezioni di canto e verso i dodici anni ho cominciato anche a scrivere e comporre musica. Anzi, a fare produzioni musicali con un programma che si chiama FL Studio, che esiste ancora. È qualcosa che si è consolidata dentro di me, strada facendo. Ho sempre scritto anche pensieri e allora ho fuso i due linguaggi, quello musicale e della parola e così sono nate le mie prime canzoni. Ho avuto due band. Dal rap melodico sono passato al rock e al pop leggero fino ad arrivare ad esplorare nuovi mondi, toccando così anche il blues e il soul e quindi ampliando sempre più la mia cultura musicale. Il mio percorso è proseguito fino al cantautorato. Adesso, con l’andar del tempo, con l’evoluzione della musica e della mia persona ho cercato di fondere tutti i mondi musicali che mi hanno toccato e ho toccato in questi anni, per avvicinarmi anche alla realtà lavorativa della produzione».
In quale fase della vita si trova attualmente?
«Potrei dire tutto e niente con questa parola, ma è ciò che più rappresenta questo momento della mia esistenza: sperimentazione. Io sto cercando un posto che mi appartenga. Cerco di fare sempre le cose secondo la mia visione, ma dando comunque ascolto al periodo storico in cui mi trovo. Alla sperimentazione aggiungo la ricerca».
Sta per uscire un nuovo singolo, giusto?
«Sì, esatto. Questo pezzo fa parte di una piccola collana composta da più brani, tutti pensati per sperimentare nuovi linguaggi, come quello del mondo del cantautorato e dell’urban che si fondono tra loro, cosa che già mi appartiene. Inoltre, i pezzi parlano di una storia tossica, con la particolarità di farlo da più prospettive. I brani sono stati pubblicati in momenti diversi (Il primo, “Leale”, a novembre 2021 e il secondo, “Retrogusto”, a gennaio 2022 n.d.r.) e questo, di cui parlo, sarà il terzo della collana. Tutti i testi sono formati da concetti semplici, alle volte descritti con immagini bizzarre, ma cariche di significato. Parlo spesso in chiave nostalgica, ma mai arrendevole e ci sono anche riferimenti all’eros. Racconto di una rinascita».
Ma che ne sarà di questi brani?
«Pensavo di realizzare un EP? Ma non so, vedremo…»










