«Taranto non è più solo Ilva. E il nostro non è un festival, ma una conferenza sulla musica». Ad affermarlo è Cesare Veronico, coordinatore artistico di Medimex e Puglia Sounds, con il quale abbiamo parlato a fondo della manifestazione, svelandone curiosità e intenti.
Il tema di questa XIV edizione è l’intelligenza artificiale. Com’è stato affrontato?
«Ovviamente va declinato nel settore musicale. Lo abbiamo sviluppato in più iniziative, workshop e incontri. Sarà argomento anche della mostra su John Lennon che, forse suo malgrado, è diventato l’icona dell’applicazione dell’AI alla musica (“Now and Then” è il singolo dei Beatles uscito nel 2023, con la voce di Lennon, grazie all’AI). E poi c’è il mapping sulle mura del Castello Aragonese di Taranto».
Qual è il suo pensiero sull’AI applicata alla musica?
«Premesse regole certe, credo che possa essere uno strumento in più sul piano creativo per gli artisti».
Il Medimex, però, non è solo concerti
«No. Il nostro non è soltanto un festival, è anche una conferenza sulla musica. Le parti che riguardano i concerti sono solo 2 delle 75 che lo compongono. È una manifestazione in cui c’è tanta musica, inevitabilmente, ma anche molti approfondimenti».
Cosa rappresenta per il festival che band come i The Smile o i Pulp abbiano scelto di esserci?
«Hai detto bene, gli Smile hanno scelto il Medimex. Noi li inseguiamo da anni, ma si è creata una congiuntura favorevole, come capitò con Nick Cave. Loro suonano in Grecia, poi vogliono concludere a Roma, e dovevano scegliere un’altra tappa in Italia. Ci rende molto orgogliosi. Prima di loro sono venuti personaggi come Iggy Pop, Patti Smith, Liam Gallagher degli Oasis. La fama del Medimex è oggettivamente diventata internazionale».
E qual è il riscontro?
«Per il concerto dei Pulp, ad esempio, abbiamo venduto biglietti da Stati Uniti, Australia Canada, Ecuador, Argentina, Turchia. Stanno venendo da tutto il mondo per una band che è sottostimata in Italia».
Il Medimex propone spesso un genere che in Italia è ancora di nicchia, per assurdo…
«Sì. Infatti quella dei Pulp, venuti una volta in 20 anni in Italia, sarà la vera sorpresa dell’estate».
Parallelamente ci sono i giovani. Quanto è importante per loro questa vetrina?
«Io non perdo il gusto di comunicarglielo direttamente perché, quando dici a qualcuno che deve suonare prima dei propri idoli, gli regali un’emozione che è bellissimo percepire. Per loro è un’occasione unica di farsi conoscere. Anche perché la stampa che segue il Medimex è nazionale».
Chi vedremo?
«Quest’anno ci saranno due donne a guidare le band che aprono le serate, Melga e i Guatemala, guidati da una frontwoman. E anche il 50% di chi suonerà negli showcase sono donne. Una presenza fortissima, che non è dovuta a una scelta di genere, ma alla qualità che esprimono».
Ci saranno anche esperti del settore, da Luca De Gennaro a Gino Castaldo
«Sì. Con una battuta tra il serio e il faceto, per sostituire Ernesto Assante, a cui è dedicato il festival, ne abbiamo dovuti chiamare diversi perché lui era uno che non si risparmiava e che è stato fondamentale per la storia della manifestazione».
Dopo anni in cui il Medimex ha cambiato sedi, come mai si è deciso di restare a Taranto?
«Perché insieme ad altre realtà, come il primo maggio di Taranto, ha avuto un ruolo importante nel creare iniziative nell’ambito della cultura e dello spettacolo, una realtà che può creare un’economia pulita».
C’è una previsione sulle presenze attese quest’anno?
«Le prevendite stanno andando molto bene, ma non siamo in grado di immaginare. Anche perché da Roma in giù ce la prendiamo comoda anche per l’acquisto del biglietto. Molti decidono il giorno stesso».
Se lo ricorda il suo primo festival da coordinatore?
«E chi se lo scorda… Fu il 2017 a Bari, l’anno di Iggy Pop e della mostra su Bowie».
In conclusione, qual è la missione del Medimex?
«Noi avevamo più obiettivi che componevano la strategia di base, e cioè rappresentare un esempio virtuoso che potesse ampliare la scena nell’ambito della città di Taranto. Ora si ha una dimensione diversa da “semplicemente la città dell’Ilva”. Siamo sulla buona strada per valorizzare una città che è oggettivamente bellissima».