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Il corpo come territorio di mutazione, David Cronenberg apre il Matera Fiction

Quando il cinema si fa materia viva, trasformazione e specchio inquietante della condizione umana, è inevitabile pensare a David Cronenberg. Il regista canadese, figura cardine del cinema contemporaneo, sarà a Matera venerdì, per l’inaugurazione di Matera Fiction, la rassegna dedicata alla narrazione audiovisiva. La serata si apre alle 19 al Cinema Comunale Guerrieri con la…
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Quando il cinema si fa materia viva, trasformazione e specchio inquietante della condizione umana, è inevitabile pensare a David Cronenberg. Il regista canadese, figura cardine del cinema contemporaneo, sarà a Matera venerdì, per l’inaugurazione di Matera Fiction, la rassegna dedicata alla narrazione audiovisiva. La serata si apre alle 19 al Cinema Comunale Guerrieri con la proiezione del suo ultimo film, “The Shrouds”, seguito da un incontro con il pubblico e una Masterclass, anticipando un festival che proseguirà fino all’8 giugno con proiezioni, concorsi e spettacoli.

La carriera di Cronenberg è stata segnata da un’indagine costante sul corpo umano, nelle sue metamorfosi più estreme e simboliche, che si intrecciano a riflessioni sulla tecnologia, la sessualità e la morte. Partito da un cinema in cui l’orrore aveva forme viscerali e quasi corporee, negli anni ha spostato il suo focus verso dimensioni più psicologiche e sociali, senza mai perdere quella tensione radicale che lo distingue. “The Shrouds” nasce come progetto seriale per Netflix, e testimonia il suo interesse verso la serialità, campo in cui ha anche lavorato come attore, tra cui la partecipazione a Star Trek: Discovery, e produttore di miniserie come Dead Ringers.

Dalle origini a oggi

Il primo successo commerciale di Cronenberg è “Shivers” (1975), che già mette in luce i suoi temi principali: un parassita che in un residence di Toronto scatena una compulsione sessuale incontrollabile, dissolvendo le facoltà mentali degli abitanti. Lì prende forma la trilogia “corpo-sesso-morte” che accompagnerà tutta la sua poetica. A questa si affiancano pellicole come “Videodrome” (1983), dove la realtà mediatica distorta diventa il terreno di un’ossessione che conduce alla follia; e “La Mosca” (1986), simbolo delle sue riflessioni sul corpo come luogo di metamorfosi e decadenza. Nel 1996, “Crash” sonda la relazione ambigua tra desiderio e morte attraverso una setta che trova nell’incidente stradale l’estasi erotica, mentre “Existenz” (1999) miscela body horror e realtà virtuale in un’esperienza narrativa che destabilizza il confine tra realtà e finzione. Questi titoli segnano un’evoluzione stilistica e tematica che coniuga inquietudine e riflessione.

Nella psiche moderna

Negli anni più recenti Cronenberg ha orientato il suo sguardo verso la dimensione psicologica e sociale, come dimostrano “Cosmopolis” (2012), ispirato a Don DeLillo, e “Maps to the Stars” (2014), che decostruisce le dinamiche di potere e follia di Hollywood. In queste opere il corpo assume un ruolo strumentale per scandagliare la mente e le contraddizioni del presente. Oggi il regista continua a innovare, oscillando tra cinema e serialità, senza perdere la sua cifra unica.
Il suo ruolo a Matera rappresenta un’occasione preziosa per confrontarsi con una figura che ha influenzato profondamente il racconto audiovisivo, riflettendo sulle mutazioni dell’umano nel contemporaneo.

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