Gli “Spatriati”: chi è andato via e chi è disorientato. Il romanzo vincitore dello Strega

Un senso di spaesamento del tutto simile ad uno dei significati evocati dal titolo, si può definire l’effetto prodotto dalla lettura dell’ultimo romanzo di Mario Desiati, scrittore originario di Martina Franca, fresco vincitore del Premio Strega 2022 proprio con “Spatriati”.

Il romanzo ha una valenza polisemica: indica non solo chi è andato via dalla patria, ma anche, in diversi dialetti meridionali, chi è incerto, disorientato. Il libro è costituito da sei parti, ognuna con un titolo e breve spiegazione che introducono all’atmosfera narrata, i primi tre sono termini dialettali: Crestiene (individuo qualunque), Spatrièt (ramingo, anche irrisolto), Malenvirne (persona che rompe gli equilibri), gli altri tre sono termini tedeschi: Ruinenlust (fascino degli edifici abbandonati), Sehnsucht (nostalgia di un desiderio), Torschlußpanik (paura di non raggiungere un obiettivo); concludono l’Epilogo, dal titolo italiano, Amore e le Note dallo scrittoio o stanza degli spiriti.

La storia, che si svolge tra Martina, Milano e Berlino, ha per protagonisti, Claudia Fanelli, anticonformista e indipendente, e Francesco Veleno, timido e solitario. Francesco, voce narrante, inizia il racconto con il primo fulminante incontro con Claudia, l’unica “patria” che sa riconoscerlo. Frequentano il liceo di Martina Franca e sono entrambi figli unici in due famiglie apparentemente normali, ma che obbediscono in realtà alla “crudele legge del quieto vivere”. Legati da un sentimento fortissimo, che esula dagli schemi ordinari e che acquista nuove e inedite sfumature anche per un ulteriore intreccio familiare, vivono le loro esperienze universitarie, a Milano lei, a Bari lui, e lavorative, le loro relazioni sentimentali.

Finché Francesco non decide di raggiungere Claudia a Berlino. E lì, nella città in cui ogni illusione di libertà, integrazione e democrazia sembrava possibile, tra vari locali, come il Berghain, noto club di musica techno o il trasgressivo KitKkat Club, intrecciano relazioni dalle geometrie variabili, in cui spiccano l’italiana Erika e il georgiano Andria.

Si può definire romanzo di formazione, viaggio dei protagonisti alla ricerca della propria identità, anche sessuale, della piena e libera realizzazione di sé; è per certi aspetti anche romanzo generazionale, in cui viene evocata l’aria nuova che si respirava in Puglia con la giunta di Vendola e la cosiddetta “Primavera pugliese”. Il romanzo, intimo e coraggioso, racconta anche le passioni letterarie e musicali dell’autore, tra Marcone, Durante, Di Lascia, Bodini e altri. La prosa sa regalare passaggi lirici e la capacità di tratteggiare in due parole un personaggio, di evocare i profumi, i colori e i paesaggi di un Sud, la cui struggente bellezza non sembra sufficiente a riscattarlo. E di proporre dialoghi sorprendenti in cui l’emigrazione, senza più epica e ambizioni, è un processo delicato e ambiguo.

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