Ospite del festival Città identitarie, che si chiude stasera a Potenza, l’attore Giancarlo Giannini, intervistato da Edoardo Sylos Labini, ha parlato del suo rapporto con Lina Wertmüller, regista scomparsa nel dicembre 2021 a 93 anni, figlia di un avvocato originario di Palazzo San Gervasio.
«Tutti sono stati dei maestri. Ovviamente Lina la devo mettere sul piedistallo», ha affermato Giannini: «Lei mi ha creato, ha scritto per me, abbiamo scritto insieme. Abbiamo avuto questa avventura cinematografica meravigliosa e lei è stata quella che mi ha insegnato a fare il cinema. Però anche tutti gli altri, ognuno ha delle particolarità, impari da tutti».
Tra i grandi registi con cui ha lavorato, Giannini ha ricordato Dino Risi e Nanny Loi. «Impari da tutti – ha ribadito -. Tutta gente che sapeva usare la macchina da presa, che si chiamava la Miccia ed era grossa così, non era facile da usare. Adesso lo fai con un telefonino un film. Insomma non ho nostalgia, perché io non ho mai nostalgia di nulla del passato, ma è qualcosa però che rimane e queste immagini che abbiamo visto… la scena della telefonata (nel finale di “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”, ndr) era bellissima, mi sono commosso nel rivederla».