Lidia Vitrano, in arte Lidia, è una delle voci emergenti più interessanti della scena musicale italiana. Con il suo nuovo singolo “Fiume in Piena”, la cantautrice siciliana offre uno spaccato emozionale e intimo della sua vita, affrontando temi come solitudine e vulnerabilità con una profondità che affascina e coinvolge. In questa intervista, ci racconta il processo creativo dietro la sua musica, la ricerca incessante di un’identità artistica autentica e l’importanza di condividere emozioni universali attraverso le sue canzoni.
“Fiume in piena” è un brano che esplora una vulnerabilità profonda e personale. Cosa l’ha spinta a condividere un momento così intimo della sua vita, e come si è sentita nel farlo?
«Il mio processo di scrittura è trainato dalla spontaneità. Ogni artista ha il proprio metodo di composizione, io sono solita scrivere prima il testo e successivamente la parte melodica del brano; in questo caso, invece, testo e melodia sono nati di pari passo, mi son seduta al piano e tutto è nato in maniera del tutto naturale. Avevo bisogno di buttar giù dei pensieri che mi tormentavano; è stato rigenerante quanto doloroso mettersi a nudo in questo modo».
Nel brano emerge un contrasto tra malinconia e potenza sonora. Come ha trovato l’equilibrio tra il lato emotivo e quello più sperimentale ed elettronico della sua musica?
«La malinconia che mi contraddistingue doveva trovare attrito in qualche modo. In questo processo di selezione dei suoni sicuramente è stato indispensabile il mio produttore, Renato D’Amico. Lo scorso anno gli feci ascoltare i provini piano e voce e insieme abbiamo cucito addosso in modo, oserei direi, sartoriale, degli abiti che calzavano a pennello con le demo».
In che modo questo singolo rappresenta un passo avanti nel suo percorso artistico?
«Penso che ogni musicista sia in costante ricerca. Non si smette mai di reinventarsi, come lo si può notare da determinati artisti che hanno iniziato la loro carriera in un modo e con gli anni si sono trasformati più e più volte. Sicuramente per gli emergenti come me, questa ricerca è ancora più assidua. “Fiume in piena”, così come l’intero ep che non vedo l’ora di far uscire, rappresenta un nuovo inizio dal momento che la tanto ricercata “identità artistica”, per anni inseguita in modo spasmodico, l’ho ritrovata nella creazione di questi brani, nei quali avviene un’osmosi tra malinconia e vibrazione sonora».
La Sicilia è una parte fondamentale di lei. Quanto influiscono le sue radici sull’evoluzione della sua proposta sonora?
«Sicuramente è presente, anche se non sempre in modo conscio. La mia musica e il mio modo di cantare si mescolano tra etereità e terra, e dove c’è terra c’è la Sicilia».
Con il suo primo singolo “Stanza Viola”, aveva trattato un tema delicato come i disturbi alimentari. In “Fiume in piena” parla di solitudine e vulnerabilità. Che ruolo ha la musica nel trattare tematiche emotivamente impattanti?
«La scrittura è la mia valvola di sfogo. Sicuramente i miei brani nascono per una mia necessità di “vuotare il sacco”, alleggerirmi. Se questi brani possono in qualche modo essere una carezza per qualcuno, mi rende davvero felice. Con “Stanza Viola” ho ricevuto il riscontro di molte ragazze che hanno voluto aprirsi, condividendo con me le loro storie più intime. Mi sono sentita come un’amica o una sorella per loro, e questo scambio mi ha arricchito profondamente».
Quali sono gli artisti che la ispirano? Quale evoluzione possiamo aspettarci dal suo prossimo lavoro?
«Prima fra tutti sicuramente Elisa, mio “mentore musicale” da sempre. La sua sensibilità e forza mi hanno sempre emozionata tanto. Ad oggi direi che mi ispirano anche tanti artisti emergenti come Iako, Lauryyn, Coca Puma, e ancora musicisti come Cosmo, Joan Thiele, Daniela Pes. Non so cosa aspettarmi d’ora in poi, però se resterete con me in questo viaggio lo scopriremo insieme (sorride ndr)».