«È una donna molto enigmatica. Nemmeno io l’ho capita bene. Proprio per questo mi è piaciuto il film. Il modo di parlare, raccontare la storia con zone oscure: questa donna viveva una sofferenza, una insoddisfazione della vita, forse era depressa». Fanny Ardant, ospite al Bif&st per parlare di “Amusia”, film in concorso nella sezione Panorama internazionale del Bari International Film&Tv Festival, racconta così il personaggio che interpreta.
Il film parla, appunto, dell’amusia, patologia di origine cerebrale o degli organi uditivi che causa l’incapacità biologica di comprendere, eseguire e apprezzare la musica.
«Non si può essere felici senza musica, penso che la musica, qualsiasi tipo di musica, ti salvi», aggiunge Fanny Ardant che nel film interpreta la mamma di una ragazza che vive la sofferenza di percepire la musica come rumore insopportabile ma anche di non riuscire a far capire del tutto alla sua famiglia e al resto del mondo il suo dramma.
«Anche il ragazzo innamorato – aggiunge Ardant – ha zone d’ombra e così il marito di lei e questo fa di questa storia qualcosa di nuovo e sconosciuto».
Ardant è al Bif&st anche con un secondo film presentato ieri sera in anteprima, “Couleurs de l’incendie”, di Clovis Cornillac. Anche in questa storia il suo personaggio ha a che fare con la musica, perché interpreta una cantante lirica. «Il canto dice molto più della voce, c’è qualcosa dell’anima, del corpo e dello spirito, è un’arte maggiore. È più facile essere un’attrice rispetto ad essere una cantante lirica».