Emma Dante e l’incantesimo de “L’angelo di fuoco”: al Petruzzelli dal 17 aprile

La “Stagione d’Opera e Balletto 2024” si appresta a presentare un nuovo prestigioso spettacolo con “L’angelo di fuoco”, diretto da Emma Dante, in scena dal 17 al 23 aprile presso il Teatro Petruzzelli.

Questo capolavoro di Sergej Prokof’ev, tratto dall’omonimo romanzo storico del 1908 di Valerij Jakovlevič Brjusov, fu per la prima volta rappresentato al Teatro La Fenice di Venezia il 14 settembre 1955.

A dirigere l’Orchestra e il Coro del Teatro Petruzzelli sarà il maestro Jordi Bernàcer, mentre la regia sarà affidata a Federico Gagliardi. Le scene saranno curate da Carmine Maringola, i costumi da Vanessa Sannino, il design luci da Christian Zucaro, le coreografie da Manuela Lo Sicco, e maestro d’armi sarà Sandro Maria Campagna. Roberta Peroni sarà il Maestro del Coro.

Domano alle 19.00, nel foyer del Teatro Petruzzelli, il musicologo Giovanni Bietti terrà una Conversazione sull’Opera dedicata a “L’angelo di fuoco” di Sergej Prokof’ev. L’ingresso all’evento è libero fino a esaurimento posti.

Nell’intervista ad Emma Dante, di Rodolfo Di Giammarco, si parla della sua visione e dell’approccio a questo lavoro. Si sottolinea come Dante sia rinomata per il suo teatro crudo e intenso, che tocca corpi e animi in modo visceralmente espressivo. La sua regia di “L’angelo di fuoco” si concentra sulla dualità del bene e del male, dell’intelletto e della follia, del naturale e del soprannaturale, in un’opera ardua e affascinante come quella di Prokof’ev.

Emma Dante descrive la sua visione iconografica, come ad esempio l’angelo rappresentato da un danzatore di breakdance che si muove con una vitalità perturbante, quasi ribaltando i canoni tradizionali. Ambientato in uno stato mentale indefinito, lo spettacolo evoca una sensazione di cripta, con scheletri e monache che si muovono in un mondo di vivi e morti.

La regista parla della sfida di dirigere dodici cantanti, otto attrici e sette attori, oltre al Coro e alla sua compagnia di teatranti. Ogni scena è pensata per trasmettere un senso di mistero e tensione, con Renata al centro di un universo di desideri e conflitti. Emma Dante affronta anche il tema del rapporto tra l’angelo nell’opera e le forze del bene e del male. Vede l’angelo come una proiezione ambivalente, manipolando Renata tra divino e maligno. La regista riflette sul suo rapporto con “L’angelo di fuoco” come un’opera misconosciuta e ritrovata, intrisa di una tensione tra le forze contrastanti della sua narrazione. Alla fine, il pubblico è invitato a immergersi nella musica e nelle immagini, lasciandosi trasportare dalla passione e dalla potenza della storia.

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