L’ultimo album nato “dietro la finestra”, con i mesi di lockdown più serrato trascorsi a scrivere canzoni. Eppure Elisa creava insieme ad altri, anche se non si poteva uscire, anche su FaceTime. Immaginando di tornare a cantare insieme, di tornare a fare concerti, di tornare nel futuro e riprenderselo, ritrovarlo assieme al suo pubblico. Il suo nuovo tour si chiama proprio così: “Back to the future/Ritorno al futuro”, proprio come quel film che dei salti nel tempo ha fatto il proprio successo. E anche Elisa sembra saltare tra un tempo e l’altro, crescendo senza smarrirsi, sperimentando senza tradirsi. Il suo è un album doppio, in italiano e in inglese: la doppia lingua che apre ancora più finestre alle quali affacciarsi e creare, dalle quali ascoltare la sua musica. Sempre diversa, ma sempre istantaneamente riconoscibile: a febbraio, quando è comparsa sul palco di Sanremo vestita di bianco e dalle televisioni di mezza Italia si è sollevata “O forse sei tu” (brano che si è piazzato al secondo posto e con il quale ha vinto il premio “Giancarlo Bigazzi” alla miglior composizione musicale) il tempo si è fermato per qualche secondo. È stata riconosciuta all’unisono, anche da chi voltato altrove non guardava lo schermo. Sempre lei, ogni volta «come se avessi 15 anni». Un album ricco di collaborazioni e di produzioni diverse. Questa sera sarà alla Cava del Sole di Matera, nell’ambito del Sonic Park: tappa lucana del suo tour a basso impatto ambientale.
Il “Back to the Future” tour è pensato per essere a basso impatto ambientale; anche il Sonic Park ha un’attenzione particolare alla sostenibilità, dimostrando che la musica può essere green. In Italia di tematiche ambientali si parla abbastanza?
«In questo periodo se ne sta parlando sicuramente di più, anche se non abbastanza. Gli episodi recenti hanno dimostrato che è sempre più urgente accendere una luce su questo tema. La nostra terra ha la febbre e questo è evidente. Il dramma della Marmolada, il caldo afoso, sono tutti sintomi di un surriscaldamento globale che va fermato al più presto. Sono contenta comunque che questo ‘movimento’ oggi abbia preso piede non solo tra molti artisti ma anche tra i giovani. Loro hanno molta consapevolezza su ciò che sta accadendo».
Il suo percorso è attraversato dalle sperimentazioni, ma anche al primo ascolto, appena il brano parte, lo si capisce subito: “Questo è di Elisa”. Qual è il segreto?
«Ogni volta la musica mi investe completamente, come se avessi 15 anni. La musica per me è un culto e questo me la fa assimilare in modo super naturale. Non so quale sia il segreto ma non sento di recitare una parte mentre scrivo, anche con sfaccettature tra le più diverse».
Elodie, Giorgia, Roshelle: voci soul e personalità potenti si sono mescolate alla sua in questo album. La figura femminile ha tratti nuovi nel panorama musicale attuale?
«Ho avuto modo di osservare dopo di me due generazioni successive di artiste, le trentenni e le ventenni di oggi. Di loro mi colpisce l’autenticità, l’attitudine forte, il rifiuto di omologarsi a degli standard. È una generazione decisa, che rifiuto di etichettare come arrogante nel suo sforzo di liberarsi dagli schemi sotto l’enorme pressione dei social».
Produttori diversi, collaborazioni diverse, musicalità diverse per i brani di questo doppio album, e dietro chi lo ascolta percepisce tutta la sua voracità creativa. Lei ha detto che mentre lo creava nel corso dei diversi lockdown, immaginava tutti cantare e creare insieme. Le restrizioni hanno in qualche modo modificato i processi creativi?
«Il lockdown mi ha dato molto più tempo per lavorare. Si sono aperte nuove strade e possibilità, anche “grazie” a come si stava vivendo. Ho passato i difficili momenti proprio scrivendo canzoni. Sono tanti i brani di questo ultimo album scritte su FaceTime. Credo sia stata proprio una reazione, la voglia di aprirsi e condividere in un momento in cui il mondo era totalmente chiuso».
Quando “il futuro è tornato”, lo ha trovato diverso?
«Il cambiamento è sempre più veloce, per questo spero che qualcosa rallenti. Il mondo, la realtà che ci circonda, diventa sempre più dura e complessa e anche questo entra nei miei pensieri, nella mia musica. Quando si è tanto abituati a stare sempre in movimento, rallentare può sembrare un problema. Rallentare e fermarsi, invece, è importante: serve per riflettere, ricaricarsi di energie, per sgomberare la mente dai pensieri, e rimettere al centro le cose veramente importanti. Siamo così incasellati che rischiamo di non poter lasciare una nostra impronta».
Agnese Ferri