È morto James Ransone. L’attore statunitense 46enne, noto al grande pubblico per il ruolo del piccolo spacciatore Chester “Ziggy” Sobotka nella serie cult poliziesca “The Wire” e per quello di Eddie Kaspbrak nel film horror “It – Capitolo due“, è stato trovato privo di vita a Los Angeles.
L’ufficio del medico legale della contea ha classificato il decesso come suicidio per impiccagione. La morte risale a venerdì 19 dicembre.
Nato a Baltimora il 2 giugno 1979, James Finley Ransone III si era formato al George Washington Carver Center for Arts and Technology prima di intraprendere la carriera di attore nei primi anni Duemila.
Dopo i primi ruoli cinematografici, tra cui “Ken Park” (2002), ottenne la notorietà nel 2003 grazie a “The Wire“, dove interpretò per dodici episodi il tormentato e impulsivo Ziggy Sobotka, personaggio divenuto uno dei più memorabili della seconda stagione della serie Hbo: è un lavoratore portuale diventato criminale facilmente sopraffatto e umiliato sia dagli altri criminali di basso livello sia dai colleghi addetti al controllo delle merci.
Tornò a collaborare con il creatore della serie “The Wire”, David Simon, nella miniserie “Generation Kill” (2008), in cui vestì i panni del caporale dei Marines Josh Ray Person, ottenendo nuovi consensi per l’interpretazione.
Nel corso degli anni Ransone si è affermato come caratterista intenso e versatile, lavorando sia nel cinema indipendente sia in produzioni mainstream.
Tra i suoi film più noti figurano “Tangerine” (2015) di Sean Baker, “Sinister” (2012) e “Sinister 2” (2015), “Oldboy” (2013) di Spike Lee, “Black Phone” (2021) e “Black Phone 2” (2025). Nel 2019 aveva raggiunto un pubblico ancora più vasto interpretando Eddie Kaspbrak adulto in “It – Capitolo due“, accanto a Jessica Chastain, James McAvoy e Bill Hader. In televisione aveva preso parte, tra le altre serie, a “Treme“, “Bosch“, “The First“, “Poker Face” e “Seal Team“. Attore prolifico, ha collezionato decine di ruoli tra cinema e serie tv, spesso incarnando personaggi complessi e segnati da forti contraddizioni.
In passato Ransone aveva parlato pubblicamente delle proprie difficoltà personali, inclusa la lotta contro la dipendenza da sostanze e un’infanzia segnata da abusi, temi che aveva affrontato con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica. Era sposato e padre di due figli.









